Una lista delle buone pratiche da seguire quando si crea una nuova pagina Facebook
Iniziare un nuovo lavoro è sempre entusiasmante per le sfide nuove da affrontare e le difficoltà da superare. Quando poi il lavoro è sui social è ancor più entusiasmante dato che è un’attività che stimola molto chi la porta avanti perché fatta, giorno dopo giorno, di lavoro di creatività, comunicazione e interazione in evoluzione.
Concentrando l’attenzione su Facebook, social più gettonato e che obiettivamente si riesce a vendere di più grazie alla sua popolarità, ho deciso di stilare una checklist di attività che devono esser fatte in quella che chiamo fase di startup iniziale dell’attività social per qualsivoglia brand o prodotto.
Partiamo dal presupposto che le basi di inizio attività possono essere due:
- pagina già avviata e quindi esistente da un tot di tempo che, magari in maniera casalinga, è stata sfruttata per “tentare” una gestione autonoma della pagina (in questo caso raccogliamo i frutti di quello che è stato fatto se ce ne sono);
- pagina che deve partire da zero e che quindi va creata, popolata e modellata sul target di riferimento definito intorno al brand/prodotto.
L’ispirazione del post di oggi mi giunge dopo aver avuto entrambe le esperienze e mi porta a comunicarvi la nostra lista di attività che devono essere affrontate prima di rendere una pagina visibile al popolo di Facebook.
Ho pensato dunque di dividere le attività in tre categorie principali che chiamerò pratiche, contenutistiche e morali; per ognuna di esse propongo gli elementi che non devono mai mancare e che, per quanto possibile, devono essere eseguite nell’ordine presentato.
Indice dei contenuti
1. Azioni pratiche
Rientrano in queste attività le azioni materiali svolte sulla pagina da considerare durante la fase fisica di creazione.
Scelta del nome
Può sembrare la cosa più banale da fare, ma la scelta del nome è importantissima sia per rendere la pagina facilmente memorizzabile a chi si iscrive, sia per una questione di rientrare per parole chiave all’interno delle ricerche che potrebbero essere effettuate sul social, internamente. E’ chiaro che se si è un brand, la denominazione debba apparire per prima e successivamente si può assegnare un piccolo claim, se se ne dispone di uno, ma è utile anche assegnare alla pagina il nome al progetto che si sta promuovendo.
Cover image
Quando si tratta di mostrare i servizi offerti la cover image è un valido alleato dopo l’addio alle tab di benvenuto. Facebook, con le recenti modifiche alle regole riguardanti il contenuto nelle cover, permette di sfruttarle a scopo promozionale inserendo del testo che deve comunque occupare massimo il 20% di tutta l’immagine, in più si ha la possibilità di inserire delle call to action che aiutino eventualmente a promuovere azioni che verranno attivate da li a breve oppure piccole linee guida per usare il prodotto o ancora i servizi offerti.
Logo.
E’ ovvio che la cosa preferibile è utilizzare il logo con il nome dell’azienda (o prodotto) ma bisogna considerare bene il fatto che esso dovrà anche essere riconoscibile anche alle dimensioni ridottissime dell’immagine (50px x 50px) nello streaming dei contenuti. Dunque valutare se è preferibile piuttosto utilizzare delle immagini del prodotto che potrebbero avere maggior appeal, anche mostrate in piccolo, o dei piccoli segni distintivi che richiamino l’azienda.
Dati descrittivi
Rientra in questa attività la cura delle descrizioni ed il fatto di evitare di lasciare qualche campo vuoto. Ci è capitato di avere in gestione pagine già avviate con una evidente carenza di informazioni e, devo ammetterlo, questo non volge a favore del brand semplicemente perché non permette al nuovo iscritto di trattenere il suo interesse verso ciò che l’azienda che vende o propone, non avendo le informazioni sufficienti a comprendere quello che è il messaggio veicolato. Il consiglio è di occuparsi primariamente di questa attività, perché permette di distinguere una pagina fatta bene da una amatoriale e con poca dedizione. Dunque, garantire la presenza di una descrizione, contatti telefonici e mail e sito web. Elementi di base.
2. Attività contenutistiche
Una volta resa la pagina social-ready è l’ora di iniziare a pensare ai contenuti. Certo, questa è un’attività che va svolta prima della parte pratica, perché quando avremo a disposizione la nostra pagina potremo già iniziare a popolarla di contenuti.
Controllo del copy sui contenuti da postare
Sembrerà banale, ma quando ci si fa portavoce di un’azienda bisogna controllare che ogni contenuto postato abbia tutti i permessi di pubblicazione in regola. Molto spesso, vi è capitato o vi capiterà, di avere a disposizione del materiale prodotto dall’azienda, ma altre volte accade che il materiale scarseggia o è di bassa qualità. In questi casi bisogna prevedere anche attività di creazione di contenuti proprietari e brandizzati, sulla base di quelli esistenti (rielaborando e reinventando) o ricercare contenuti nella rete, ed è proprio in questo caso che diventa indispensabile verificare le condizioni e termini d’uso per scongiurare sanzioni.
Redazione del piano editoriale e approvazione
Una volta compreso che esistono dei contenuti (immagini, video o testi provenienti da blog) a disposizione dell’azienda, inizia la fase di redazione del piano editoriale che permette di definire per filo e per segno come e quando determinati contenuti devono essere pubblicati, il tenore della comunicazione e in questa fase vengono discusse anche le policy di interazione degli utenti sulla pagina (da rendere sempre visibili, soprattutto per i grandi brand).
Strategia
In questa fase rientrano tutte le idee promozionali che possono essere pianificate per permettere il posizionamento del brand su Facebook. In questo, rientrano attività basate su incentivi sottoforma di sconti o sample che permettano agli utenti di avvicinarsi in modo naturale al prodotto o brand e di provarlo e aver modo anche di parlarne. Si considerano anche azioni di adv a pagamento.
Rendere la pagina pronta all’utente
Infine, prima del lancio, è importante popolare la pagina con qualche contenuto che permetta all’utente nuovo di capire a cosa si sta “abbonando” e quali contenuti sommariamente deciderà, per mezzo del suo “like” a visualizzare. E’ importante dare una buona prima impressione e occorerà quindi giocarsela bene con contenuti studiati sul target che si intende raggiungere.
3. Azioni morali (ergo non siate furbi)
Infine è importante dare l’avvio alle attività e in questi casi può essere utile iniziare diffondendo naturalmente il contenuto come se, noi stessi, fossimo i nuovi iscritti alla pagina.
No allo spam sui propri profili
L’azione più odiata sui social è lo spamming dei/nei/sui profili. Facebook poi è risultato il canale con il più alto tasso spammoso tra i social. Non partecipare a questa pratica rende onore alla nostra attività e permette che il tutto cresca in modo uniforme e senza forzature. Il proprio profilo può essere una base dal quale partire ma non puntare a diventare un’hub della pagina perché ha una efficacia davvero bassa ed aspettarsi risultati in questo modo è pura illusione.
Si all’invio di inviti ai contatti, ma profilando l’invio
In teoria su Facebook siamo a conoscenza degli interessi di quasi tutti i nostri contatti e quindi abbiamo anche la capacità razionale di saper riconoscere chi di loro possa essere potenzialmente interessato ai contenuti di una pagina.
Il flooding massivo, intendendo l’invio indiscriminato a tutti dell’invito, è dannoso soprattutto se praticato con molta frequenza e appunto senza selezionare il pubblico. Io mi faccio portavoce dell’inutilità di questa pratica dato che quasi tutte le richieste di invito ad iscrizioni alla pagina sono fuori, anche lontanamente, dai miei interessi. Invitare i contatti ma con criterio.
Non usare la pagina come se fosse propria
Può capitare di vedere alcune pagine che comunichino utilizzando la prima persona (io invece di noi) la cosa va più che bene se a parlare è il profilo di un personaggio pubblico ma quando si parla a nome di un’azienda il NOI è d’obbligo proprio per comunicare unione. Se ci sono più persone a gestire una stessa pagina può non esserci comunione di intenti, per un errato rispetto del piano editoriale, e che si mischino “noi” e “io”; ecco questo non va per nulla bene, dunque diventa necessario lavorare in comunione anche nella gestione delle pagine per evitare di dare un’idea distorta di comunicazione.
Questi i miei consigli. Voi ne avete altri da suggerire?
Complimenti, sono ben sintetizzate le attività iniziali. Volendo aggiungere qualcosa a me piace fornire una piccola guida al cliente sulla creazione dei contenuti nel caso provvederà anche lui direttamente a tale attività. Inoltre secondo me è utile creare degli album strategici e creativi in modo da poter contestualizzare le immagini che verranno pubblicate, renderle più fruibili agli utenti e poterle condividere in modo mirato secondo le esigenze.