Social Media Marketing

Social Media Marketing Etico e Non Etico: ecco le principali strategie

Con l’avvento e diffusione del social media marketing si è presto giunti anche a differenziare, come fu per chi si occupava di SEO, coloro che operano in modo etico (white hat) tra coloro che ricorrono a espedienti e trucchetti chi minano la lealtà dell’attività eseguita (black hat).

Cosa definisce un social media marketing etico?
Ricordiamo nel dubbio, che questa branca (non so se sia il termine adatto) del marketing è nato da un bisogno dei clienti di essere vicini alla marca, dall’inefficacia dei vecchi mezzi di comunicazione nell’obiettivo di colpire target che andavano sempre più differenziandosi e dall’avvento della tecnologia che ha permesso forme di aggregazione (tribù, community), di interazione e di comunicazione inaspettate che si evolvono giorno dopo giorno. Inizialmente il tutto partì dal dare voce a clienti/utenti per la costruzione di valore condiviso che parti dal basso, ma soprattutto dare voce agli utenti, ascoltarli, conversare con loro per comprendere le loro aspettative.

Cosa definisce un social media marketing NON etico?

Be, semplicemente tutto ciò che non rende possibile quanto scritto sopra e non permette di raggiungere l’intenzione stessa dell’approccio del social media marketing, ovvero ascolto, interazione, condivisione, coinvolgimento e passaparola.

Strategie di white hat Social Media Marketing.

Ovvio che stendere una lista completa è difficile però vorrei condividere con voi una lista di cosa può essere etico e non nel social media marketing per redigere una sorta di manifesto che potremo poi integrare con le altre vostre idee 😉
Vediamo cosa può essere ritenuto etico.

Acquisto di advertising.

Se non altro è contestuale, per interessi e, a mio modo di vedere, non invadente, soprattutto quella su Facebook che eventualmente puoi anche nascondere. Su Twitter invece c’è ancora bisogno di lavorare sulla contestualità degli annunci.

Invitare, dall’offline, a seguire i social aziendali.
Pensiamo ai punti vendita e a tutti i richiami di commistione tra offline e online e quindi i loghini di Facebook e Twitter con relative url che invitano a seguire l’azienda sui social. Pur non essendo più una novità assoluta, io lo trovo ancora geniale!

Creazione di contest, giveaway
Benché sono ancora un po’ scettico sulla loro reale efficacia, almeno nell’online, sono sempre da ritenersi etici e guidati dalla scelta individuale degli utenti. Diversamente, penso che i contest con richiamo ai social, svolti nell’offline abbiano una maggiore efficacia in termini di posizionamento del brand/prodotto/servizio.

Alimentare i social attraverso i siti web
Facebook ha avuto un’idea geniale qualche anno fa: l’open graph e i social plugins, ovvero tasti di condivisione degli account e dei contenuti dei siti web su Facebook che ha innescato un processo virale che portava nuovi utenti all’iscrizione a una pagina perché realmente interessati. Dopo di Facebook, anche Twitter, Google+ e tutti gli altri hanno investito in tal senso.

Content creation
Content is king! Il contenuto è ciò che viaggia sui social network, soprattutto se utile e il contenuto di qualità o divertente o che può rappresentarti può permettere a una pagina di conquistare nuovi fans e un account twitter nuovi followers.

Interazione ed engagement
Concluderei dicendo che ciò che è fatto eticamente e “col cappello bianco” lo si riconosce dal livello di interazione, coinvolgimento e impegno (engagement) degli utenti in termini di “mi piace” ai contenuti postati sulle pagine, menzioni e retweet a ciò che si posta su Twitter e se c’è quello, spesso c’è anche l’aumento naturale della base utenti degli stessi account.

Quali sono invece le tecniche di Social Media Marketing non etico o black hat?

Vediamone alcune, premettendo che non praticandole non possiamo conoscerle tutte ma quelle elencate sono alcune di cui abbiamo sentito parlare.

Bot automatizzzati per il follow di utenti
Su Twitter ci sono servizi che, pagando un canone, ti fanno “seguire” migliaia di utenti in maniera rapida e semplice. Che figata! Attenzione però ai problemi: c’è un limite di “follow” giornalieri che puoi aggiungere (rapportato al numero di coloro che ti ricambiano il follow) e se tale numero è troppo sbilanciato Twitter potrebbe riconoscerti come spammer e bloccarti l’account. A ciò andrebbe poi aggiunto il fatto che l’interazione sarebbe pari a zero e che quei soldi, eventualmente sarebbe stato meglio spenderli in advertising.

Servizi che twittano e retwittano messaggi al posto tuo
Simile al precedente, i twitbots sono responsabili del retweeting o della pubblicazione del medesimo contenuto più e più volte. Un esempio lo trovate qui e per l’efficacia di queste azioni basterebbe pensare al fatto che gli utenti ti ignorerebbero (non sanno chi tu sia) e lo stesso Twitter potrebbe contrassegnarti come spammer e sospenderti l’account.

Acquisto di pacchetti di fans su Facebook
Di questo se ne parla da tanto. E’ una delle pratiche che sconsiglio a tutti e badate a non credere a chi afferma che i fan acquistati sono fan reali, come il sito a questo link. Anche se lo fossero, sono utenti iscritti a pagine fittizie trasformate e che si ritrovano iscritti a pagine di cui non conosco nemmeno l’esistenza. Questo ovviamente comporterebbe zero engagement (interazioni, like, commenti, ecc.)

Redigere recensioni false
Su questo c’è poco da dire: pensiamo a Tripadvisor e la difficoltà, ancora oggi, di riuscire a determinare la veridicità o meno di una recensione, anche se Google sta facendo passi in avanti in questo senso.

Queste sono solo alcune delle situazioni da evitare nelle quali ci siamo imbattuti. Voi ne conoscete altre? Intanto ieri, sul Corriere è stato pubblicato un post da un noto(?) giornalista esperto(?) di social media marketing il quale affermava, per una sua esperienza personale, che l’80% dei fans e followers su Facebook e Twitter sono falsi e che le web agency, per la maggiore, sono orientate alla compravendita di utenti. Noi in senso ironico (ma neanche troppo) vogliamo condividere con voi l’immagine allegata.

Professionista SEO, da sedici anni, progetta strategie digitali orientate allo sviluppo di visibilità online. Come consulente SEO ha lavorato in prima persona a differenti progetti complessi in settori ad elevata competizione, costruendo da zero progetti da oltre 20 mila visitatori giornalieri.

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3 risposte a “Social Media Marketing Etico e Non Etico: ecco le principali strategie”

  1. Giovanni Magnano ha detto:

    Ciao, mi occupo di social media per un’azienda e ho appena notato che una nostra concorrente è passata da 700 fan a 7000 in un giorno, comprandoli palesemente. Che voi sappiate esiste un modo per segnalarlo a Facebook? (Ho anche screenshot della loro pagina di ieri e di oggi). Grazie

  2. Raffaele Conte ha detto:

    Si ma ci sono moltissime aziende (90%) che non sa in realtà cosa sia e i vantaggi a lungo medio termine che può avere una strategia sui Social Media, l’unica cosa che riescono a capire è quella più evidente…. il numero dei fan. Naturalmente a lungo andare si domanderanno… e ora? che ne faccio li rivendo al mercato ?

  3. Aggiungo : i profili fake su Facebook.
    Sono forse la cosa più odiosa che possa esistere

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