Content Marketing

Quando un titolo efficace converte più dell’intero contenuto

Viva i contenuti in un web che ne è sempre più affamato, ma alle volte mi verrebbe da pensare: viva le headline! Quante volte è capitato di impegnarsi a fondo nella produzione di un contenuto e poi vedere quel contenuto divenire quasi invisibile o addirittura esser ignorato dal lettore.

Una spiegazione all’invisibilità del prodotto, ad esempio, può esser quella che non è apparso sotto gli occhi del lettore e, in quel caso, va bene una giustificazione più che reale, ma può accadere anche che un post venga totalmente ignorato pur essendo visibile.

Di chi è la colpa in quest’ultimo caso? Del contenuto?

Si stima che ogni due giorni l’utenza internet è creatrice di tante informazioni quante ne siano state create dagli albori della civiltà fino al 2003! (Fonte)

Siamo dunque costantemente sottoposti ad un flusso di informazioni enorme, creato da noi. Questo ci porta facilmente ad immaginare che, essendoci tantissimi contenuti, il problema alle volte può non essere il valore del contenuto stesso, ma l’incapacità di rendere quel contenuto “più appetibile” o goloso, al primo sguardo, di chi casualmente lo intercetta.

Fatta questa premessa, essenzialmente la colpa del fatto che molti post non funzionano probabilmente è nostra, in quanto editori dei nostri stessi contenuti! E per capirlo, ragioniamo dal punto di vista dell’utente lettore.

Nel web si creano tantissime informazioni e quindi è impossibile riuscire essenzialmente a fruirle tutte.

Non so voi, ma spesso mi soffermo a pensare a quale possa essere il quantitativo informativo che un utente possa supportare in una giornata (20 post? 30 status? 10 video?). Voglio dire, le informazioni che ci passano sotto gli occhi sono molteplici, e di molteplici argomentazioni, perciò è più che lecito domandarsi: quanta mole di informazioni giornaliere un utente può sopportare prima di arrivare al limite, all’overload informativo?

Probabilmente non ci sono ancora studi che hanno affrontato seriamente la questione e, forse, è difficile anche produrre dati che rappresentino uno standard.

Se siamo immersi in tutto questo, la cosa che la nostra mente sana dovrebbe fare è scindere il contenuto buono da quello cattivo e filtrarlo tramite un processo di selezione, a cui seguirà l’azione di click prima quindi di lettura (si spera), apprezzamento e di condivisione dopo. Ovviamente parliamo di una mente interessata a diffondere informazione e non bufale.

Concentrare l’attenzione sul titolo è la via giusta

In questo marasma fatto di una continua e forsennata ricerca – o meglio fruizione – di contenuti, al di là dei vari algoritmi di visibilità del post, tutto ciò che innesca il processo di valutazione dell’informazione (è appetibile o no?) e la reputa degna di esser letta, è il titolo!

Il titolo, questa combinazione unica di parole, questa espressione di un insieme di piccole informazioni, semplice ma che ha l’arduo compito di descrivere un’intera trattazione.

Come abbiamo sicuramente tutti noi sperimentato, il fatto che il titolo stuzzichi la curiosità è sempre il motivo scatenante che permette di avvicinare l’utente alla lettura.

La leva persuasiva di alcune, poche parole (sommariamente 60 caratteri, come la buona regola del tag title vuole), è incommensurabile perché nella loro semplicità rappresentano effettivamente il vero, forse unico, “strumento” che convince gli utenti e li porta a leggere o interessarsi ad un post.

Titoli provocatori, che inneggiano allo scandalo o al dramma, alla tragedia o all’indignazione sono solo alcuni esempi vicini a tutti noi che ci permettono di capire quanto cruciale possa essere un buon primo inizio.

Ci son studi che riportano vere e proprie classificazioni di headline vincenti, o ancora le specifiche parole che rendono un post irresistibile perché puntano tutto sull’urgenza, sulla scadenza, sulla definitività o sull’utilità. Alcuni esempi pratici, tra i più comuni e inflazionati, sono “Come”, “Ecco quando”, “Ancora poco tempo”, “La guida definitiva” . E sembrerà sempre più banale, ma funzionano!

Sempre a supporto del “titolo efficace che converte più dell’intero contenuto”, un post di qualche anno fa a proposito di headline parlava della regola dell’80/20 che, ancora valida oggi, controlla essenzialmente l’appeal di un contenuto che viaggia online.

Questa regola ci dice che, in media, 8 persone su 10 leggono il titolo di un post, solo 2 su 10 sono propensi poi a cliccare su quel contenuti ed esplorarlo. Questo cosa vuol dire? Che il titolo è fondamentale! L’importanza di studiare il titolo vincente, a partire dal contenuto, è LA soluzione finale definitiva per attirare attenzione, rendere un contenuto esplorabile e determinarne poi il successo vero e proprio.

In più secondo i migliori copywriter, si legge nel post, la prassi operativa è

si dovrebbe spendere la metà di tutto il tempo necessario per scrivere un contenuto, nel creare un titolo persuasivo.

Quindi 50% al titolo e 50% alla redazione del contenuto.

Scrivere bene è un’arte, creare titoli persuasivi anche, ma ha bisogno di allenamento. Quando si ha un pezzo in mano con un titolo sommario è opportuno fermarsi, osservare il contenuto e la bozza di titolo creata, azzerare la mente e pensare empaticamente a quello che l’utente percepirà quando leggera il titolo e domandarsi: “Vale la pena leggerlo?”. Se la risposta si, Bingo! Avete fatto centro!

BONUS. Il titolo iniziale di questo post era “L’importanza dell’headline giusta” ed è diventato “Quando un titolo efficace converte più dell’intero contenuto”. Quale avreste scelto?

Co-founder dell'agenzia, si occupa di sviluppare strategie Social e di Link Building intervenendo nell'ideazione, scelta e creazione dei contenuti nonché sviluppo dell'interfaccia comunicativa dei contenuti. In ambito design è occupata nello sviluppo di siti web, dalla radice all'interfaccia, e nella realizzazione di contenuti che siano più efficaci per comunicare in rete: infografiche, grafiche specifiche per i Social, User Interface per siti e landing page.

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