Social Sharing: uno studio sui canali di condivisione social [infografica]
Nella vita quotidiana, con gli strumenti tecnologici che abbiamo a disposizione, tutti condividiamo qualcosa, video, link, consigli, status e quant’altro. Lo facciamo ovunque, in ufficio, a casa, al mare, ovunque sia possibile immaginare. Questo modus operandi, è talmente tanto importante, oggi come oggi, da diventare un’azione naturale quando si utilizza il web.
Per le agenzie che fanno marketing per il web, il senso della condivisione, e del passaparola, gioca un ruolo cruciale tanto che è stato coniato un termine adatto per descrivere questo tipo di azione: WOM (Word of Mouth). Il potere del passa parola, infatti, spinge e decreta il successo di molte campagne di mass media marketing.
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Ma dove risiede la potenzialità della condivisione?
Semplice, nella scalabilità o “sharing at scale”. Grazie a Facebook e Twitter (per citare i più diffusi) è possibile rendere un semplice messaggio prima di tutto visibile (e condivisibile) e, a seconda della bontà del contenuto, virale all’ennesima potenza. Se si condividono dei contenuti su Twitter e la condivisione raggiunge potenzialmente 1000 contatti amici, pensiamo a cosa può succedere a quello stesso messaggio, letto e giudicato valido da un unico contatto, quando proprio quell’unico contatto (con 2000 amici) condivide il tweet o il link. Appunto: scalabilità.
Uno studio, fatto da ShareThis in collaborazione con Starcom MediaVest Group, rilascia dei dati su come la social sharing impatta con il mondo del web sociale.
Sfruttando, l’ampissimo database di condivisione di ShareThis, sono state estrapolati i dati riguardanti il mese di Marzo 2011 e, su una base di 7 miliardi di azioni di condivisione su tutti i canali disponibili e supportati dal plugin di ShareThis, sono state analizzate le modalità di condivisione di oltre 300 milioni di utenti mensili su 1000 siti in osservazione.
Il focus dello studio, oltre a evidenziare che la condivisione aumenta il traffico verso i siti, maggiormente rispetto alle azioni di ricerca, ha rilevato dei dati interessanti su:
- come la gente condivide diversi tipi di contenuti su diversi tipi di canali sociali;
- come la condivisione dà agli utenti la capacità di essere influente.
1. La condivisione è più grande dei fan, amici e follower
La condivisione genera quasi la metà del traffico verso i siti web. Ma anche se il social sharing occupa il 31% del traffico verso un sito, i risultati generati dai motori di ricerca ne portano circa il doppio, o appena sopra il 50% da tutti i siti referenti.
Lo studio rivela cheFacebook, ne fa da padrone, rappresenta il 38% di tutto il traffico dei contenuti condivisi. Le mail occupano il secondo posto con il secondo con il 17%, mentre Twitter è al terzo posto con 11% di condivisioni.
I dati grezzi però dimostrano che, Facebook rappresenta il 56% di tutti i contenuti condivisi (rispetto al 45% nel mese di Agosto, 2010), seguita dalla posta elettronica al 15% (in calo dal 34%) e Twitter a 8% (rispetto al 12%).
La differenza tra questi due insiemi di dati è che alcuni contenuti sono condivisi e basta, ma non sono mai cliccati, per questo questi ultimi dati, risultano più alti.
2. La condivisione è su scala
I link condivisi sono, in media, tra tutti i canali di condivisione, cliccati 4,9 volte ciascuno, così che il contenuto condiviso da gruppi nutriti di persone, può raggiungere un pubblico più ampio di quello stesso contenuto condiviso secondo altre modalità.
Osservando i dati, Twitter è il canale di social media che produce il maggior numero di click con una media di 4,8 clickate per ogni link.
Ma, la cosa sorprendente che emerge, è che la condivisione non è poi così virale, come la maggior parte di noi può supporre. I link, infatti, diminuiscono di importanza e di probabilità di essere cliccati, oltre un certo numero di persone che hanno visualizzato il contenuto.
I legami (intesi come relazioni), sembrano influenzare molto il comportamento di sharing. Un rapporto diretto tra, chi genera il contenuto e chi, potenzialmente lo potrebbe condividere, pare sia uno dei fattori che influiscono sulla condivisione.
Inoltre, le probabilità di condivisione, si riducono drasticamente se, un contenuto che è già stato pubblicato, viene cancellato e ripubblicato.
3. Tutti coloro che condividono sono degli Influencer..
..se colui che condivide il contenuto è “importante” agli occhi di un contatto. Al contrario di quanto si pensi, una persona diventa un Influencer in media per uno o due argomenti di interessere, e che non può essere influente universalmente su una vasta gamma di argomenti.
Questo dato, è sorprendente, dato che l’80% delle persone condivide solo una tipologia di argomenti nel corso di un mese sia che si tratti di business, della politica o dello spettacolo.
Ma cosa dimostra? Il dato dimostra che, creare una community nutrita di persone che abbiano degli interessi verso ciò che si sta promuovendo, è fondamentale se si desidera che i contenuti vengano condivisi. La regola d’oro ancora una volta diventa, cercare fan e follower che siano strettamente legati e interessati ai contenuti diffusi. Maggiore è l’interesse verso gli argomenti trattati, maggiore probabilità d condivisione si genererà.
Per quanto riguarda la generazione di traffico verso il sito attraverso i contenuti invece, il mezzo più efficace continua ad essere un approccio multicanale, che comprende l’ottimizzazione dei motori di ricerca, email e newsletter, comunicazioni offline e social network.
4. La condivisione è efficace nell’opportunità e nel momento di bisogno.
Altro dato non trascurabile, soprattutto per chi sfrutta i canali sociali a scopo promozionale è che, la condivisione è una soluzione di marketing utile allo scopo pubblicitario, ma solo per raggiungere quella fetta di pubblico più ricettiva a una particolare categoria di pubblicità.
Inoltre, se ti è piaciuto questo post e lo ritieni interessante, considera i dati ottenuti da ShareThis, e sfrutta le funzionalità di condivisione per diffondere questo contenuto con il tuo network. 😉
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