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Il SEO nasce, muore e poi risorge: a tu per tu con Giorgio Tave [Intervista]

Quante volte avete sentito o avete letto che la seo è morta, che sta morendo, che in futuro morirà ecc.? Tantissime! Semplicemente perché ogni volta che qualcuno l’ha scritto o detto in giro, si trattava di un soggetto che di tutto poteva aver competenze tranne che di seo. Quante volte avete poi letto in annunci di lavoro che per fare il seo erano richieste conoscenze di linguaggi di programmazione come php, asp, ecc.?

Ho avuto l’occasione di intervistare Giorgio Tave, probabilmente uno dei primi seo italiani e forse il primo che ha iniziato a diffondere (anche gratuitamente) l’argomento in Italia e farlo diventare non più una scienza inesatta per pochi e occhialuti nerd, ma una realtà adatta a imprese e manager che hanno iniziato ad investirci sempre più. Ho pensato di porgli quattro domande su quattro luoghi comuni che spesso si leggono in giro e che io spesso reputo “cavolate”. Le risposte su Giorgio tolgono ogni dubbio (per chi ancora ne avesse) su molti aspetti della SEO. Fatene buon uso! 😉

Dario: Knowledge Graph e adv di Adwords sono sempre visibili nelle serp togliendo sempre più spazio ai risultati organici, ed è che qui che in molti, spesso erroneamente, iniziano a pensare che la SEO ha i giorni contati. Cosa puoi dirci in merito?

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Fonte immagine: danherr.com da notare come l’autore prevedesse la morte della SEO nel 2010! 😀

Giorgio: Le obiezioni possono essere veramente tante. Prendiamo per esempio il Knowledge Graph: un SEO è in grado di capire non solo come provare a modificare direttamente quelle informazioni, ma anche come influenzarle. Inoltre può ideare la strategia che permette di entrare in una SERP con il Knowledge Graph (si può fare, ma solo un SEO è in grado di farlo) e cosa fare per integrare la Pagina Business Aziendale di Google Plus con l’eventuale Knowledge Graph per il brand che si sta curando.

Queste sono solo alcune della azioni che un SEO può fare.

In qualsiasi opportunità di comunicazione che abbiamo ribadiamo un concetto molto importante: la SEO è diventata veramente complessa e sempre più incomprensibile a molti. In molti credono che sia tutta una questione di link e ottimizzazione, non sanno nemmeno analizzare una SERP e capire perché è costruita in un determinato modo. Così, appena escono le varie novità, dicono che è morta.

Ecco, per me una persona che dichiara che la SEO è morta o non se la passa bene, sta dichiarando la sua ignoranza in materia. È una cosa talmente palese che viene da ridere. Dire la “SEO è morta” o “Io non conosco di cosa si parla” è la stessa cosa.

Dario: In giro si leggono ancora diversi annunci di lavoro che ricercano figure di “seo specialist” che tra i requisiti evidenziano sempre il possesso di conoscenza di linguaggi di programmazione (php, asp, c++, ecc.) e html e css, ma quasi mai fanno riferimento alla capacità di scrivere buoni contenuti testuali o ideare strategie di fusione tra content marketing, digital pr e social media. Secondo te il seo “moderno” è ancora principalmente un seo “tecnico” (come lo era fino a qualche anno fa) o deve essere un seo “olistico”? Pensi inoltre che sia più efficace un SEO “tuttofare” o un team integrato dedicato a fare Search Engine Optimization?

Giorgio: Le richieste dipendono molto dalla tipologia di clienti e progetti che l’azienda segue, quindi è difficile sapere cosa è giusto fare. Ogni azienda ha le sue necessità. Di sicuro stiamo andando verso una SEO che richiede sempre più il lavoro in team e una SEO sempre più integrata in tutte le attività di online marketing previste.

Per me il SEO moderno oggi è colui che è riuscito ad aggiornarsi costantemente sui vari cambiamenti del settore e ha deciso di specializzarsi in una delle varie attività SEO che sono richieste.

E le attività sono molte, vediamone alcune sparse per esempio:, analisi dei log del server in funzione di comprendere come si muovono gli spider, ottimizzazione delle pagine, ottimizzazione della struttura, analisi della concorrenza, capire in che modo sono costruite le SERP che si vogliono scalare e individuazione della strategia basata sulla tipologia di contenuti necessari, piano di link building, analisi delle statistiche per comprendere come gli utenti usufruiscono delle pagine che sono posizionate in SERP, monitoring e analisi degli strumenti per webmaster. E ancora: , tutte le problematiche che ci sono in fase di indicizzazione, individuazione di eventuali penalizzazioni, analisi dell’impatto dei contenuti e del piano editoriale sulla SEO, individuazione degli obiettivi e scelta della misurazione degli stessi, conoscenza dei CMS e individuazione di soluzione tecniche per eventuali problemi, conoscenza di tutte le panoramiche delle soluzioni da attuare nei casi di problematiche tecniche, tutti i modi in cui Google Plus è collegato alle SERP di Google (authorship, pagine business, local, hotel finder, knowledge graph per pagine, ect ect), tutti i modi in cui YouTube è collegato alle SERP e a Google Plus, requisiti tecnici per influenzare le azioni social (Facebook, Twitter, Pinterest, Instagram e tanti altri), keyword strategy, le performance del sito web, tutti gli aspetti tecnici del mobile, o l’ottimizzazione e promozione delle APP in funzione dei ranking dei vari store.

Potrei continuare. Ci sono davvero tante altre attività.

Ecco, io non credo che un SEO sia in grado di farle tutte. Non solo: è impossibile riuscire a tenersi aggiornato su tutto e fare analisi accurate su ogni attività. Per ogni attività bisogna aggiornarsi, monitorare, analizzare e riproporre. Per questo il lavoro in Team è migliore.

Dario: Da quando hai iniziato ad appassionarti di SEO rispetto ad oggi, secondo te il mestiere è diventato più semplice o più complesso? Quali pensi siano quelle fasi del fare SEO che nonostante gli anni trascorsi, restano ancora dei capisaldi?

Giorgio: Come dicevamo prima, più complesso. Il focus però è rimasto sempre lo stesso: l’utente ed i contenuti.

Ogni tanto escono nuovi articoli che parlano di attenzione all’utente, di content marketing. In realtà sono 10 anni che mi occupo di SEO e sono 10 anni che sento dire che bisogna focalizzarsi sull’utente e sui contenuti. Se prendiamo in esame l’ottimizzazione pura, i SEO bravi non è che hanno cambiato il loro modo di vedere le cose. Ovviamente parliamo dell’ottimizzazione spicciola, dell’ossatura. Guardiamo questa guida di Enrico Altavilla del 2004: https://www.motoricerca.info/contenuti_usabilita_1.phtml. Esatto, contenuti e usabilità.

Rimango veramente di stucco quando leggo che oggi la SEO deve attirare link di qualità, rivolgersi all’utente, ect ect. Si è sempre detto, forse non si è sempre ascoltato 😉

ndr. io penso che prima ne parlavano in 10 ma nessuno seguiva i consigli. Oggi lo dicono in 100 ma lo fanno in 10 e chi lo fa bene sono ancora meno ;).

Dario: Link earning e Link buying, link acquisiti naturalmente e link comprati. Come sappiamo Google ci tiene molto a dissuaderci dal mettere in atto azioni finalizzate a modificare il posizionamento del nostro sito per parole chiave, soprattutto se commerciali e l’esecuzione di questi allarmismi la vediamo con filtri come Penguin. Poi però ti scontri con serp e query, anche molto competitive, dove l’acquisto di links è molto tollerato e dove quasi tutti i siti operanti in quella nicchia adoperano tecniche illecite per Google.
Pensi ci sia modo per costruire un buon profilo links che faccia coesistere al suo interno link acquisiti spontaneamente e links acquistati o consigli di agire soltanto in modo meritocratico e totalmente “white-hat”?

Giorgio: La colpa è nostra che crediamo che Google sia una macchina perfetta.

Facciamo un esempio pratico e semplice, anche se inventato.

Google dice che chi inserisce tre volte la chiave nel titolo verrà penalizzato.

Domande:
– chi ci dice che riesce a identificare tutte le pagine con queste caratteristiche?
– chi sa l’entità di questa penalizzazione?
– chi lo ha detto che una singola cosa porta a penalizzazione?
– chi sa qual è il limite per il quale un singolo fattore può penalizzare?
– e se il sito ha altri fattori positivi: chi ci dice che basta solo quello per essere penalizzato se poi ci sono tante “altre cose” che entrano in gioco?
– se il risultato piace agli utenti, questo è un fattore da prendere in considerazione in tutte le “altre cose” che entrano in gioco?

Anche qui… si potrebbe continuare. Senza dimenticarci i bug che ci possono essere.

L’errore più grave che facciamo è guardare una SERP e trarre dei risultati. Per comprendere una SERP ci vogliono ore di analisi e studi.

Dal mio punto di vista si può reggere un progetto fatto solo di strategie e contenuti, escludendo tutte le tecniche di link artificiali e acquisto link. Noi non abbiamo mai comprato link per i nostri progetti o progetti di nostri clienti.

Di sicuro, all’inizio, è più difficile. Ma una volta che hai strutturato il progetto decolli e poi è difficile per gli altri starti dietro…costretti a comprare sempre più link e ad essere colpiti da penalizzazioni 🙂

Grazie a Giorgio Tave per le sue ottime risposte. Di tutto questo e molto di più si parlerà il 13 e 14 Dicembre a Milano in occasione del Convegno GT e in questo post ti diamo anche la possibilità di acquistare un biglietto al prezzo scontato di 349€ (anziché 399) valido soltanto fino a domani! Il codice sconto è: con2013wfr

Ad ogni modo come Webinfermento saremo sia media partner che relatori dell’evento, quindi seguite l’hashtag e non vi perderete gli aggiornamenti 😉

Professionista SEO, da sedici anni, progetta strategie digitali orientate allo sviluppo di visibilità online. Come SEO ha lavorato in prima persona a differenti progetti complessi in settori ad elevata competizione, costruendo da zero progetti da oltre 20 mila visitatori giornalieri.

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3 risposte a “Il SEO nasce, muore e poi risorge: a tu per tu con Giorgio Tave [Intervista]”

  1. alex ha detto:

    per il 90% dei casi un titolo pagina ben strutturato risolve la questione..il resto è aria fritta.

  2. lavorare online da casa ha detto:

    Posso parlare da Seo e dire che è tutto vero. Questa intervista me la voglio rileggere con calma più tardi. Il Seo è un lavoro è come tale ha bisogno di impegno e costanza e sopratutto deve piacerti

  3. MassimilianoSanna ha detto:

    Che dire, ottima idea quella di intervistare Giorgio, sicuramente il miglior divulgatore seo che abbiamo in Italia, oltre che uno dei migliori seo. Ha detto cose giustissime, mi ha tolto le parole di bocca. La seo è fatta di duro lavoro, deve essere win win, e deve vedere come opportunità il desiderio degli utenti di avere ottimi contenuti e la mission dei motori di ricerca di individuarli. Purtroppo troppi concepiscono un seo come un collezionista di trucchetti per farti essere primo. E purtroppo non pochi seo ci sguazzano. Per fortuna che Giorgio c’è, e anche il suo team.

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