Strategie

Sei la faccia del tuo brand. Non segnarla di cicatrici.

Abbiamo sempre parlato poco di Personal Branding su questo blog. Da sempre preferiamo concentrarci su tematiche più pratiche e legate ai trend di mercato e ai casi di studio.
Cos’è però il Personal Branding se non un trend degli ultimi anni? Oggi voglio portarti a riflettere sui pro e i contro che una strategia di costruzione personale del brand può portarsi dietro.

Abbiamo tutti oggi bisogno di Personal Branding. Dall’amministratore delegato, al tecnico dipendente, dal piccolo imprenditore al titolare di un’impresa di costruzioni, dal fabbro al falegname al salumiere.

Se ci pensiamo, ogni commerciante, per vendere e distribuire fiducia (a patto di avere anche un prodotto eccellente), da sempre investe nella costruzione del suo Brand personale.
Il trend riguarda più il digitale, ma è stato una sorta di uniformazione di quanto già avveniva da anni nel mondo offline.

Il Personal Branding può rivelarsi assai utile per sbaragliare la concorrenza e accelerare il processo di crescita professionale, ma attenzione perché, se la strategia è impostata male, gli effetti non saranno positivi e tutto quanto costruisci oggi (di positivo o di negativo) ti segnerà per il futuro.

1. Dimostra quello che sai fare, non l’immagine di te che vuoi dare.

Diciamolo chiaro. Se non sei specializzato in qualcosa, di qualsiasi settore, hai poco da dire e dimostrare. Lo vedo sempre più nel settore del web marketing italiano, ma probabilmente lo stesso scenario lo si ritrova anche nelle altre nicchie (food, travel, fashion, ecc.).
C’è una corsa continua nello sgambettare alzando la voce per emergere il più in fretta possibile.
Noto che si è persa la voglia di imparare, di studiare, di sperimentare, di emergere in punta di piedi e step by step, quasi che l’obiettivo primario sia quello di creare un’immagine estetica di se stessi, anziché quella di una figura professionale skillata.
Tutti fighi, tutti onnipresenti e social addicted, ma poi col portafogli sempre vuoto. Hai mai notato che chi fattura milioni di Euro è spesso assente dai Social?

Sebbene oggi sembra diventato imperativo dire sempre qualcosa su tutto (dal web, alla politica, al calcio, alla cucina), ti posso garantire che un Personal Branding orientato alla costruzione della professionalità paga di più nel lungo periodo.

2. L’omologazione non si trasforma in moneta. L’originalità premia sempre.

Studia, sperimenta e mostra i tuoi risultati vincenti e anche quelli non vincenti.
Perché li fuori ci sono decine o centinaia di piani editoriali per i Social e per i Blog tutti uguali? Perché non hanno successo o un successo sempre più effimero? Perché c’è quel fenomeno chiamato saturazione, che porta tutto quanto è già visto e rivisto a non destare più interesse per gli utenti.
L’omologazione è il male del web marketing e del Personal Branding, perché se c’è una delle regole fondamentali che ho imparato a conoscere anni fa è che nel Digital non tutto ciò che funziona per un brand (aziendale o personale) può funzionare per un altro.

Il “così fan tutti, faccio così anch’io” porta a pochi risultati.

3. Meglio first mover che follower

É una regola semplice dell’economia aziendale. Il first mover si posiziona prima a costi inferiori e acquisisce quote maggioritarie di mercato, apponendo barriere all’ingresso dei competitor. Il follower potrà avere successo a patto di creare un prodotto superiore a quello del first mover. Ma sono pochi i casi in cui questo avviene.
Stessa cosa può dirsi per il Personal Branding. Se creiamo la nostra immagine pubblica identica a quella di tante altre di personaggi pubblici, non saremmo che delle ridicole copie di cui nessuno avrà memoria un domani.
Non dobbiamo per forza far credere di essere tutti dei “venditori vincenti” se poi riusciamo a malapena a vendere corsi e libri sull’argomento.. Non dobbiamo per forza dare di noi un’immagine di uomini e comunicatori perfetti e patinati.
Non dobbiamo far credere di essere esenti dall’errare.
Se c’è una tipologia di Personal Branding che di recente trovo insopportabile, perché sostanzialmente falsa, è quella che vuole il piccolo imprenditore o consulente come “maestro di vita” del business.
Il dispensatore di consigli su qualsiasi tematica economica e socio-politica.
Gente che effettivamente è forse in grado di vendere la propria persona, ma di cui nessuno, al di fuori del proprio conto bancario, beneficia.
L’elogio dell’inutilità.

4. (Consiglio spassionato) Se non hai nulla da dire, non dire nulla 🙂

Non devi parlare per forza, i social sono già contenitori stracolmi di frustrazioni e proclami di megalomania. Anche il silenzio, alle volte, è parte strategica del Personal Branding.

Co-founder dell'agenzia, laureato in Marketing e Comunicazione d'azienda. Professionista SEO e autore del libro "Content Marketing per Blog, Social e SEO". Da quindici anni, progetta strategie digitali orientate allo sviluppo di visibilità online. Come consulente SEO ha lavorato in prima persona a differenti progetti complessi in settori ad elevata competizione, costruendo da zero progetti da oltre 20 mila visitatori giornalieri. Segue costantemente tutti gli aggiornamenti algoritmici di Google, di cui scrive poi regolarmente le sue analisi su questo blog e si occupa di seguire siti web che perdono traffico organico individuando problematiche e fornendo strategie risolutive. E' speaker alle più importanti conferenze nazionali sulla SEO e web marketing (Convegno GT, Search Marketing Connect, SMXL, BeWizard, ecc.) oltre ad aver formato numerosi SEO di aziende ed agenzie in corsi di formazione super avanzati. Scrive di SEO anche sul blog ufficiale di SEMrush.

Guarda tutti i post di

Vuoi dire la tua?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.