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Social Media e segnali sociali influenzano il posizionamento SEO? La parola ai SEO

Uno dei dibattiti più accesi che riguarda il mondo SEO e Social riguarda la possibilità che i segnali sociali, intesi come likes di Facebook, twit di Twitter, +1 di G+, ecc. possano avere un’influenza sul posizionamento SEO.
Più o meno da 4-5 anni, ogni anno esce la nota classifica mondiale dei fattori di ranking SEO e i segnali sociali si trovano sempre al top delle posizioni. Verrebbe quindi da credere che hanno un valore effettivo e che una pagina con tanti segnali sociali possa garantirsi un posizionamento migliore dei competitors.

Ma sarà davvero così?

Ho pensato di chiederlo a diversi SEO, di diversa estrazione e con esperienze differenti, per avere più punti di vista ed innestare un dibattito interessante. I SEO che trovi di seguito sono solo un piccolo campione di intervistati, avrei potuto intervistarne molti di più ma il tempo, ahimè, è tiranno.


I segnali sociali influenzano il posizionamento SEO ?

Luca Bove

luca bove

La risposta è SI, ma solo indirettamente. Quando in generale si comunica bene sui social si entra nella testa delle persone.
E di conseguenza queste persone magari quando scriveranno qualche articolo ci citeranno o ci linkeranno.
Questa è la vera variabile nascosta di correlazione che spesso si trova quando si vedono pagine ben posizionate e anche con molti segnali sociali (dove segnali sociali è volutamente generico).
Per farti un esempio Si scoprì che c’era correlazione tra il bere un po’ di vino e ridurre il rischio di infarto.
Ma la variabile che causava il tutto erano gli antiossidanti presenti sulla buccia dell’uva.

Francesco Margherita

francesco margherita

Per capire come sfruttare i segnali sociali in ottica SEO, occorre innanzitutto capire che quando parliamo dei segnali che possono influire sulle logiche di attribuzione di ranking da parte di Google, in realtà parliamo di “testo”, ma non di testo normale, bensì di menzioni prodotte su siti web pertinenti da utenti rilevanti rispetto ad un ambito d’interesse. Quanto questa pratica funzioni dipende dal tempo che investi per portare Tizio o Caio a parlare di te, da CHI sono Tizio e Caio e da DOVE ne parlano.

Gianluca Fiorelli

Gianluca Fiorelli

La risposta è “no, ma allo stesso tempo sì”, ovvero i segnali sociali non influenzano in modo diretto i rankings, però sì hanno un ruolo importante nella generazione di quei segnali che hanno un’influenza diretta sui rankings, come i links.

Enrico Ferretti

enricoferretti

Sui Social Signals ho letto molti articoli in rete, relativi soprattutto a test SEO veri e propri.
Personalmente, da buon SEO io stesso ho condotto dei test su progetti personali per capire se i social potessero contribuire come fattore esterno di posizionamento e per determinare se Google+ avesse più forza rispetto a Twitter o Facebook.
In tutti i casi interpretare i dati non è stato semplice. Fare test precisi, in camera sterile e confrontare gli effetti a breve e lungo termine è un’impresa.
Diciamo che la problematica principale è determinata dal fatto che le interazioni social con una pagina web tramite like, condivisioni, tweet, +1 solitamente sono determinate dalla qualità del contenuto stesso presente nella pagina.

Quindi per capirci, se scrivessi sul mio blog un articolo di grande valore, sicuramente il post in questione grazie al valore intrinseco del suo contenuto potrebbe posizionarsi bene sui motori di ricerca anche senza social signals.
Fatta questa premessa, ti dico senza giri di parole il mio punto di vista.
I social signals non sono determinanti al 100% per un progetto SEO, ma contribuiscono di sicuro come fattore di posizionamento organico, quindi a mio avviso devono essere sempre considerati all’interno di una buona strategia SEO così come altre forme di PR online e Link building.

I motivi di questa mia affermazione sono i seguenti:

  • tutti i motori di ricerca, hanno affermato che prendono in considerazione i social come fattori di ranking, quindi già questo è una buona ragione per non ignorarli, a prescindere dal fatto che non sappiamo il loro contributo preciso.
  • i social contribuiscono ad aumentare la visibilità dei tuo contenuti e pagine web, quindi se grazie ad un mi piace, un tweet o un +1 hai la possibilità di aumentare traffico, autorevolezza e brand awareness, limitarsi al solo SEO sarebbe una visione miope dei benefici che stai ottenendo.
  • se un contenuto riceve tante citazioni, perché di valore indiscusso, di conseguenza potrebbe ricevere dei link spontanei. In questo caso i social contribuiscono ad accelerare questo processo di PR online aumentando la tua audience.
  • i social signals rappresentano un fattore di ranking al 100% white hat!!! Oggi acquisire backlink è rischioso, come sai è facile prendere una penalizzazione se non rispetti le linee guida di Google. Da consulente SEO mi sono imbattuto in situazioni assurde, tipo siti penalizzati ed esclusi dalla serp per aver ottenuto qualche link dofollow assolutamente in maniera spontanea. Ecco, con i social questi rischi non si corrono, quindi rappresentano un investimento lungimirante.

Infine un ulteriore suggerimento per i lettori. Se volete provare un sistema veloce e automatizzato per l’acquisizione di citazioni social, realizzate un contenuto di grande utilità per i vostri lettori, tipo una guida in pdf o un e-book.
Poi integrate nella pagina web in cui è presente il file Pay with a Tweet, che consentirà il download agli utenti solo a fronte di un tweet.
Io grazie a questo strumento ho ottenuto tantissime citazioni, aumentato i miei follower e ho anche riscontrato benefici in termini di ranking sui motori di ricerca.

Martino Mosna

martino mosna

I segnali sociali (intesi come “mi piace” o similari associati ad un determinato URL) non hanno nella mia esperienza alcun effetti diretto.
Posso tuttavia confermare una correlazione, spiegabile a mio parere in due modi concomitanti.
Innanzi tutto, la “social proof” associata ad un alto numero di segnali sociali favorisce il linking spontaneo di quella determinata risorsa.
In secondo luogo, al contrario, una risorsa che è molto diffusa e conosciuta (in altre parole: linkata spontaneamente) ottiene facilmente di conseguenza molti segnali sociali.
In definitiva: un alto valore di segnali sociali può fare da veicolo per l’acquisizione di link spontanei e quindi può avere un effetto positivo di tipo indiretto sul ranking… ma va fatta molta attenzione a non scambiare causa per conseguenza!

Andrea Scarpetta

andrea scarpetta

Al momento non ho visto test che dimostrino una correlazione diretta che i segnali social influenzino il ranking, ma invece è facilmente dimostrabile l’opposto, ovvero che il ranking influenzi i segnali social. In una visione più ampia, tutti i segnali tendono ad influenzarsi a vicenda, quindi mi sento di dire che questa correlazione probabilmente esiste, ma non è facilmente dimostrabile.

Riccardo Mares

riccardo mares

Secondo me non hanno alcuna influenza diretta, al più di G+ che entra in SERP personalizzata.

Maurizio Ceravolo

maurizio ceravolo

Obiettivamente non penso che i segnali sociali influenzino il ranking di una pagina web. Un like, un +1 o un tweet è assolutamente ininfluente. Questo tipo di segnali sono altamente taroccabili, bastano dei bot ed ecco che i valori si moltiplicano. Ma anche content locker, like jacking e questue verso gli utenti servono ad aumentare i magici numerini. Io stesso ho dimostrato in un articolo di qualche mese fa che da solo potevo aumentare a piacimento il numero di +1 di una pagina. Utilizzando un solo account. Con tutta questa variabilità è evidente che i plugin sociali NON possano essere dei segnali validi per il ranking.

E lo dimostra anche il mutamento di comportamento del +1 nel corso del tempo. Se ricordate all’inizio doveva servire a condizionare le SERP delle persone che ci seguivano. Addirittura era presente un report nei Google Webmaster Tools che mostrava il numero di +1 ricevuti (e si potevano ricevere anche in SERP). Se hanno levato tutto questo è perché da questa moltitudine di dati non è stato possibile isolare informazioni determinanti per il ranking. Aggiungiamo anche che Twitter e Facebook bloccano il bot di Google nell’analisi dei plugin sociali.
Quindi Google, essendo cieco sui valori dei social concorrenti, ed essendo accecato dal rumore sul proprio +1, come potrebbe considerare tutto questo una indicazione per il ranking?

Possiamo fare un discorso diverso, ma con esito simile anche sulle condivisioni sociali. Una condivisione è un link, ed i SEO sono affamati di link. Il problema è che le condivisioni su Facebook, Twitter ed ora anche su Google+ sono nofollow. Ma anche se non lo fossero, non sarebbero link di alta qualità. Quanto è il page rank di un post su un social network. Più è vecchio e più sono necessari click per raggiungerlo, il che vuol dire che ha un Page Rank molto basso (non dimentichiamo che il Page Rank esprime la probabilità che un utente raggiunga una certa pagina). Se io avessi un link follow da un post di un anno fa, che per essere raggiunto dal profilo sono necessari un centinaio di click, ma quale Page Rank aggiungerà sul link graph alla pagina condivisa? Un valore prossimo a zero.

Andrea Pernici

Andrea-Pernici

L’argomento è ovviamente interessante.
È una domanda che almeno una volta si saranno fatti tutti (i SEO).
Come spesso avviene in questi casi ognuno da la risposta che più rispecchia le proprie credenze.
Quello che penso io su Google+ lo ho raccontato nel 2013 durante una lezione all’Università di Bologna in queste Slide [https://www.slideshare.net/andreapernici/google-plusflop]
Per quanto riguarda Facebook documentai un caso abbastanza emblematico in “How Social Signals (don’t) Impact Search Engine Rankings” [https://giorgiotave.net/social-signals-dont-impact-search-engine-rankings/] ( e da allora le cose sono cambiate in termini di SERP).

Per quanto riguarda Twitter, nel 2011 facemmo un esperimento con questo post e riuscimmo a posizionarlo per poche ore per la chiave “cioccolato bianco” – ovviamente rapidamente crollata per l’inesistente rilevanza della pagina -, ma al tempo Twitter aveva politiche diverse nei confronti del motore di ricerca. Purtroppo questo mondo cambia rapidamente, ma in fondo in fondo l’interesse di Google verso questo tipo di dati non credo sia cambiato.

Due anni fa invece abbiamo lanciato il nuovo sito della Settimana Della Formazione lasciandolo volontariamente bloccato completamente da robots.txt. Google nonostante tutto non ha avuto grossi problemi a identificarlo come primo candidato per la chiave che lo riguardava. C’era tanto rumore sui social, forum e blog e c’erano collegamenti espliciti e associazioni inequivocabili nonostante a competere fosserò più pagine diffuse su più siti.
In generale a parte il discorso personalizzazione delle SERP e sostanziale impossilità da mobile (Android) di disabilitare le personalizzazioni (oppure totale disinteresse nel farlo) la questione like, tweet, +1 e condivisioni di ogni tipo non vanno visti come funzionali al ranking perché altrimenti si finisce per guardare le cose dal punto di vista sbagliato. Che l’influenza sia quantitava o qualitativa, che dipenda dal fatto di ignorare o meno aspetti tecnici noti, che faccia scaturire un comportamento di ricerca naturale o in grando di generare un trend, questo non cambierà la sostanza delle cose.

Il posizionamento non è solamente frutto della somma di link, segnali sociali, numero di parole in un testo o qualsiasi altro ingrediente vogliamo aggiungere. Ruota in realtà tutto attorno a quanto riusciamo ad appagare il nostro visitatore/utente/cliente relativamente all’argomento che cerca, riducendo gli ostacoli alla valutazione. Il like, +1, tweet non è altro che un segnale esplicito da parte di qualcuno che siamo riusciti a coinvolgere; questo coinvolgimento nasce dal fatto di essere riusciti nel proprio intento. Se riferito alle pagine del nostro sito web è un segnale positivo che può influenzare tutto il percorso che abbiamo pensato per il nostro sito/brand. Motori di ricerca inclusi.
Prima ancora di capire se i segnali sociali influenzano il ranking dovremmo riuscire in primis a estrarre un numero, non dico reale, ma almeno verosimile di che traffico i social stessi portano al nostro sito. E la cosa non è per niente banale tra la miriade di piattaforme e la complicazione di tracciamento nel passaggio tra HTTP e HTTPS.

Sono convinto che Google non sia così stupido da ignorare una mole di dati così importante, ma ovviamente al netto del rumore. Se tu fossi Google li ignoreresti? Ma allo stesso tempo ti fideresti ciecamente di un valore puramente quantitativo? Gli daresti più importanza di altri elementi?
Io non lo farei e credo neanche tu. È proprio per questo che i segnali sociali come +1, like, tweet, pin etc etc…non possono influenzare il ranking, ma allo stesso tempo possono influenzare la percezione che noi abbiamo della loro influenza sullo stesso.

Da tempo mi piace lanciare la provocazione ad ogni affermazione che vuole X influenzare il ranking:
“Qualsiasi cosa influenza il ranking! A patto che tu abbia un contenuto fatto bene.”
Questo è uno dei migliori argomenti da trattare dopo il terzo litro di birra. Si entra nel mondo della SEO ricorsiva.

Fabio Sutto

fabio sutto

Ho cominciato a interessarmi ai “social signals” appena se n’è sentito parlare, ho persino tenuto una giornata di formazione interamente dedicata all’argomento, durante la quale ho sostenuto la tesi che in realtà i cosiddetti “segnali dai sociali” erano sostanzialmente link dofollow presenti in alcuni social network che davano questa possibilità (e qualche volta anche link di tipo nofollow).
A seguito di qualche esperimento fatto, che come sempre considero non esaustivo ma almeno indicativo, è mia personale opinione che i segnali sociali propriamente detti (popolarità di una pagina Facebook, di un profilo o di un hashtag su twitter, e così via) non influenzino direttamente il ranking.
Piuttosto è vero che i siti ben posizionati hanno anche profili social molto seguiti o, viceversa, che i profili social molto seguiti hanno anche siti ben posizionati.
In sostanza ritengo che, sempre più spesso, i fattori che rendono tale un profilo social di successo siano sempre più spesso anche gli stessi che in parte influiscono sul ranking di un sito web in Google: si tratta di una differenza sottile ma importante. In sostanza il ranking dipende anche dal branding.

Anche la logica suggerisce questa interpretazione: cosa succederebbe se Facebook per qualche ragione eliminasse o modificasse profondamente i “like” o se twitter rivoluzionasse la sua struttura e bloccasse Google? Può Google far dipendere il suo algoritmo dai “capricci” delle piattaforme social?
Vedo di essere in buona compagnia in questa convinzione, ma allora i profili social oggi servono a qualcosa dal punto di vista SEO?
Secondo me sì: aiutano Google a scoprire le risorse prima (provate a pubblicare un link in un tweet all’interno di un hashtag “importante) e a classificarle in argomenti, cosa che tutto sommato non è da poco.
All’interno del dibattito sui “social signals” credo che Google+ meriti uno spazio a parte: non è un mistero che le cerchie aiutino a posizionarsi nelle SERP degli utenti loggati in Google Account, ma su G+ non mi dilungo per non monopolizzare lo spazio e perchè non ho ancora sufficienti riscontri per poter fornire un parere “solido”.

Andrea Podda

andrea podda

Se parliamo di ricerche normali, quindi da non loggati, l’influenza di questi segnali è nulla, non esiste e non avrebbe senso che google tenesse in considerazione ad esempio i like, basti pensare a quanti like producono spesso delle notizie bufale o alcune robe virali di scarsissima qualità. Semplicemente i segnali sociali sono un grosso fraintendimento, perchè tutti pensano subito “social signal–>social network” ma ormai sappiamo che non si tratta di questo.

Personalmente sono molto in linea con molti dei pareri espressi qui sopra. Se escludiamo, da un lato, l’influenza che possono avere i segnali sociali in termini di velocizzare la scoperta e, di conseguenza l’indicizzazione di una risorsa e, dall’altro, il plus dato da Google+ nel mostrare nelle ricerche personalizzate e ben posizionati risultati provenienti dalla propria cerchia di followers, non trovo nessuna giustificazione nel farmi pensare che un segnale sociale possa influenzare il ranking.
I colleghi prima di me hanno già detto tutto, apportando valide motivazioni.
Per portarti un esempio pratico e testato ti parlo di un’infografica virale che realizzammo. Cercando su Google “Sesso e cibo” questa si trova oggi tra la prima e la terza posizione. Sotto di questa ci sono però le pagine di tanti altri siti web più influenti di quello del cliente, per domain authority, anzianità, trust, ecc.
Eppure, pur avendo trattato dell’argomento “sesso e cibo” sono posizionati sotto al piccolo blog. La pagina del piccolo blog ha dalla sua oltre 60 mila segnali sociali, non taroccati, ma reali. Infatti quell’infografica divenne virale generando ad oggi quasi un milione di visualizzazioni.

La domanda è, sono stati i segnali sociali a garantirne quel posizionamento? O i links acquisiti spontaneamente grazie a quei segnali sociali? Infatti quella pagina ha raccolto anche più di 200 links da una sessantina di domini unici e sicuramente il link è ancora il fattore a cui Google può dare più importanza per il semplice motivo che è ancora comunque meno manipolabile di un segnale sociale e più legato all’autorevolezza di un sito (cosa che è a Google ancora difficile esaminare per i segnali sociali).

Inoltre teniamo presenti due cose: i segnali sociali portano traffico e il traffico, legato ad una seria di altre metriche di “user experience” (tempo di permanenza sulla pagina, tasso di rimbalzo, pagine viste, ecc.) sono già utilizzate da Google per premiare – o meno – una pagina web.
I segnali sociali concorrono inoltre anche a creare un’associazione con il Freshness Update di Google, per il quale una risorsa riceve un boost iniziale nel ranking per la “freschezza” e rilevanza del contenuto in relazione ad una query di interesse. Di conseguenza se i segnali sociali velocizzano la scoperta di una risorsa da parte del motore e il contenuto è rilevante temporalmente rispetto a determinate query, è allora anche logico cercare di sfruttare i segnali sociali per diffondere contenuti nuovi. 

Concludendo, i segnali sociali non influenzano i ranking, ma se riesci a produrne tanti e di qualità (soprattutto se a produrli è un influente) stai certo che, indirettamente anche la pagina web ne beneficerà in termini di posizionamento, perché ci saranno sicuramente più possibilità di acquisire links in entrata, e quelli si, sono ancora il nettare degli Dei!


Approfitto per segnalarti che di segnali sociali parleremo anche al corso SEO organizzato da UpgradeMe che si terrà a Roma il 10 e 11 Aprile. Insieme a me ci sarà un altro SEO che stimo, Enrico Ferretti.
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Se hai altre esperienze da segnalare che riguardano l’influenza dei segnali sociali sulla SEO dei tuoi progetti personali o dei tuoi clienti, raccontacele nei commenti!

Professionista SEO, da sedici anni, progetta strategie digitali orientate allo sviluppo di visibilità online. Come SEO ha lavorato in prima persona a differenti progetti complessi in settori ad elevata competizione, costruendo da zero progetti da oltre 20 mila visitatori giornalieri.

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4 risposte a “Social Media e segnali sociali influenzano il posizionamento SEO? La parola ai SEO”

  1. SEO Checklist ha detto:

    […] stesso tempo può diventare una fonte naturale di backlink. Potete leggere alcuni pareri in questo articolo, da cui riporto, in chiusura, questi concetti […]

  2. Francesca ha detto:

    Se posso dare il mio parere Google usa i dati sociali ai fini del ranking, in quanto si dimostra che tutti i blog e siti in generale hanno i pulsanti di condivisione, con l’intento di attrarre più visitatori al contenuto del sito stesso.

  3. gareth jax ha detto:

    ahaha, hai fatto copia e incolla del mio commento via google hangout senza “Processare” la correzione che ho scritto 😀 però “segnali Zen” che è venuto fuori è bellissimo, quasi quasi lo registro 😀

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