Search Generative Experience (SGE): il nostro test dell’AI generativa nelle ricerche di Google
Circa un mese fa Google ha fatto un annuncio piuttosto importante: seguendo il trend lanciato qualche mese fa da ChatGpt e di tutte le altre app di intelligenza artificiale generative, che comprendeva anche l’aggiunta di ChatGpt nei risultati di ricerca di Bing, Google ha rivelato al mondo quello che sarà il prossimo motore di ricerca: un motore di ricerca genearativo, un motore cioé, che cercherà di dare risposta alla query direttamente nei risultati di ricerca, (quasi) senza la necessità di cliccare su una delle pagine web presenti.
Nella comunità SEO si è subito creato allarmismo, dovuto al fatto che, dai primi screenshot e video emersi, sembra che il box della AI generativa, oltre a togliere spazio ai risultati organici “canonici”, soddisfa piuttosto bene la query di ricerca.
La Search Generative Experience di Google è una funzione in beta testing ed è possibile richiedere l’iscrizione ad una waitlist da qui per avere una change di ottenere l’abilitazione e provare la nuova funzionalità. Attenzione però al fatto che, essendo una funzionalità aperta al momento ai soli Stati Uniti, bisognerà usare una VPN per tutto.
Dopo essermi iscritto alla waitlist ed aver ottenuto l’abilitazione dell’account, ho iniziato a testare SGE e a fare delle valutazioni. Piccola premessa: il test al momento è consentito da desktop. Questo vuol dire che tutto ciò che ora è possibile vedere è solo una versione. Tra l’altro quella che ormai è meno navigata/utilizzata dall’utente.
Non sappiamo quindi al momento, come si configurerà la versione mobile e come i risultati della SGE impatteranno su di essa.
Di seguito alcune osservazioni personali esaminando i risultati di alcune tipologie di query.
Indice dei contenuti
tl;dr,
- per query di brand l’AI di Google rischia di togliere clic agli eCommerce
- i siti di affiliazione saranno quelli che potranno anche subire cali di traffico organico
- per alcune query, come le local query, il box di AI generato è un duplicato del local pack
- per alcune query, il box generato non è altro che un featured snippet potenziato
- la SGE è, al momento, piuttosto lenta nel generare l’output.
1. Query informative
Queste tipologie di query danno origine ad un box che molto spesso fornisce un elenco puntato di informazioni “estratte” dai siti. Al momento, come scritto anche da Aleyda Solis, non sembra altro che un “Featured Snippet sotto steroidi“.
Sotto al box generativo è possibile, con dei pulsanti, chiedere per un follow up e cliccare su una delle query correlate, un po’ come avviene ora per il “People Also Ask” box. Mentre l’attribuzione, se così vogliamo chiamarla, ai siti web, è data in un piccolo spazio in alto a destra, dove saranno presenti 3 fonti cliccabili.
Trovo difficile che l’utente clicchi su uno di quei 3 risultati sulla destra, come trovo più probabile che, come nel caso di questa query, se l’utente non vedrà soddisfatto il suo intento di ricerca, andrà comunque a cliccare su uno dei risultati organici più sotto. Come detto, così come è ora, non sembra molto diverso di un featured snippet “potenziato”.
2. Query di tipo informativo/commerciale
Query “video to animated gif converter“. Questa query ha un intento informativo e al tempo stesso commerciale, dato che dà come risultati dei prodotti.
In questo caso l’AI generativa mi fornisce una bella lista di opzioni con la descrizione dell’utilità dello strumento e il loro nome. Direi molto utile. Peccato che i risultati non siano cliccabili.
3. Local Query
La local query è praticamente l’esempio più lampante di quanto questo progetto sia ancora acerbo: praticamente la Search Generativa produce un box duplicato del Local Pack!
4. Query Brand
Qui si assiste ad un vero e proprio depredamento di clic da parte di Google agli eCommerce.
Come si può notare il box dell’AI “si mangia” i risultati organici per query come questa. Nel box di AI generativa verranno infatti mostrati i fornitori di quello specifico prodotto. I risultati sono infatti cliccabili e apriranno, sempre all’interno del box di AI, una sorta di product page generata da Google, che avrà informazioni come dettagli, recensioni e link all’acquisto del prodotto. Per ognuna di queste tipologie di informazioni saranno linkati siti diversi.
Considera inoltre che l’outup dell’AI fornisce anche informazioni sui prezzi, come ad esempio il fornitore col prezzo più basso. Diventa una sorta di “comparatore prezzo” comprensiva di product page da cui l’utente riesce a filtrare bene già quello che gli serve e ad avvicinarsi più facilmente alla finalizzazione di un acquisto.
Nel caso della query sopra, “Apple Iphone“, il legittimo inventore, produttore e venditore del prodotto, finirà col perdere una bella fetta di clic.
Questa qui sotto la pagina di prodotto (se vogliamo chiamarla così) che si genera al clic su uno dei risultati generati.
5. Altre query testate
Gli altri test effettuati non mi hanno molto entusiasmato. L’outup fornito, come già detto sopra, era molto simile ad un featured snippet sotto steroidi. In alcuni casi, era a tutti gli effetti una copia esatta del featured snippet.
Considerazioni
Ovviamente è presto per farsi un’idea complessiva su uno strumento in beta test. Vesto i panni dell’utente e non del SEO. Per alcune query la SGE sarebbe per me del tutto inutile, se non mi fornisce nulla di diverso a quanto già offre Google (es. copie dei featured snippet o dei local pack). Però l’esperienza per query di prodotto, parlo sempre come utente, desta interesse.
La possibilità che l’AI mi filtri i migliori fornitori, al miglior prezzo e con le migliori recensioni, senza che debba mettermi a spulciare i vari shop online per finalizzare la mia ricerca, mi farebbe risparmiare un sacco di tempo.
Lato SEO però storcerei il naso sapendo che il mio prodotto viene venduto da altri fornitori grazie ad algoritmi di AI generativa. Sarà interessante seguire eventuali implicazioni legali che potranno esserci. Come sarà interessante capire gli sviluppi del CTR degli utenti, ovvero capire cosa l’utente guarderà e cliccherà, soprattutto in un’esperienza mobile.
Un’ultima considerazione da fare riguarda la “lentezza” attuale di SGE nel produrre l’output. Qualche (molti) utente/i potrebbero spazientirsi e decidere di scorrere direttamente nei risultati organici.
L’idea che mi sono fatto è che a Mountain View lavoravano a questo prodotto da un po’ di tempo, ma che non avevano intenzione di lanciarlo quest’anno. Presi dalla corsa ai traguardi con ChatGPT e Bing (forse questa volta mai prima d’ora hanno realmente temuto qualcosa) hanno deciso di anticiparne il lancio, aprendo ai beta tester proprio per la possibilità di migliorarlo nel tempo.
Al momento però, è a tutti gli effetti, un “giocattolino” figo ma acerbo, interessante ma incompleto, utile ma non indispensabile. Però la storia ci ha anche insegnato di come si muove velocemente Google, no?
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