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Risposte più immediate e con meno intenti di ricerca da soddisfare: la strada di Google

I core update di Google stanno innovando i risultati di ricerca. Seppur sia vero che ad ogni update molti siti perdano traffico e non riescano a spiegarne le ragioni, sono convinto che, nella media, i risultati di ricerca ne escano sempre più migliorati.

Da almeno un paio di anni ho notato un comportamento ricorrente nei core update e che, in qualche modo, stravolge il concetto con cui siamo abituati a sviluppare un testo ai fini SEO: scrivere i cosiddetti long form che targetizzano più intenti di ricerca differenti, correlati, con l’obiettivo di spingere e riuscire a posizionare quello principale.

Ad esempio la keyword “guida pagina Facebook”, per la quale produco un long form che sviluppa testo per targetizzare tutte le keyword correlate, per intento di ricerca, alla pagina Facebook. Per avere un esempio reale, qualche anno fa ho prodotto questa guida alla pagina Facebook, che è stata poi aggiornata e linkata dall’esterno e ha portato al sito fino al 40% del traffico complessivo (https://www.webinfermento.it/guida-pagina-facebook/)

Ad ogni modo, sui long form si basa la strategia editoriale di molti portali di successo degli ultimi anni, come Aranzulla.it.

Questa strategia ha funzionato per anni e, fino a prova contraria, funziona ancora oggi. Ma a tutto ciò si è aggiunta un’eccezione. Cosa succede se ci sono pagine che targetizzano esattamente l’intento di ricerca degli utenti, senza mezzi giri di parole o altro contenuto da leggere prima di arrivare a ciò a cui sono realmente interessato?

Succede che Google, da un paio di anni, gli concede priorità nel posizionamento.

Sempre prendendo in riferimento la guida alla pagina Facebook, per anni regnava in prima posizione per molte ricerche correlate. Ma oggi, se prendiamo una keyword come “gestire pagina facebook”, ecco cosa Google mi mostra.

Prima pagine che rispondono “esattamente” a quella query, poi la mia guida, che risponde “anche” a quella query. Fai attenzione a una cosa: in casi come questi, autorevolezza del dominio e della pagina (dati dai link) vengono “superati” dalla maggiore pertinenza della pagina all’intento di ricerca.

Di esempi in questi mesi ne ho trovati a bizzeffe.

La query “scarica musica gratis” per anni piazzava Aranzulla.it in prima posizione. Oggi ti mostra direttamente i siti da cui poter scaricare musica gratis.

Durante il webinar che ho realizzato per SEMrush (puoi recuperarlo ) ho esaminato un sito editoriale che ha perso traffico a seguito dell’update di maggio. Quasi l’intero sito aveva perso traffico per query ad alto volume di ricerca a cui rispondeva con pagine che soddisfacevano l’intento di ricerca dopo introduzioni di 1000 parole.

Qui sotto l’esempio per la keyword “spotify craccato ios” e la risposta del sito colpito.

 

Analizzando la query oggi, i risultati oggi posizionati sopra, rispondono in modo più “immediato” all’intento di ricerca.

Ovviamente mi sto soffermando solo su uno degli aspetti che stanno rivoluzionando il ranking, ma è un cambiamento confermato anche da altri noti SEO d’oltreoceano e che va nella direzione di porre la pertinenza del contenuto e l’immediatezza di risposta all’intento di ricerca come fattore di ranking primario nelle Serp, ponendosi anche al di sopra di altri fattori di ranking, come link, mobile friendly, safe browsing, https, intrusive ads, ecc.

Cosa vuol dire tutto ciò?

Che se per una determinata keyword ho una Serp con pagine ottimamente ottimizzate lato tecnico nell’onsite e che magari hanno anche un buon profilo link e in mezzo a queste ce n’è una che è debole lato onsite e offsite, potrò aspettarmi di vedere questa superare nel posizionamento quelle meglio ottimizzate.

Sembra un cambiamento da poco ma non lo è: a mio avviso è uno dei cambiamenti più importanti nella SEO e che in pochi hanno ancora notato.

A parità, invece, di pertinenza del contenuto e di risposta all’intento di ricerca dell’utente, saranno i fattori onsite (quelli del page experience) e offsite e fare la differenza.

La conferma ci viene anche da un estratto che ho fatto da uno degli ultimi articoli pubblicati da Google sul suo webmaster blog

Non ti bastano queste evidenze? Te ne do un’altra. Da qualche giorno, anche per l’Italia, cliccando su un featured snippet Google ti porta esattamente alla parte di testo, che viene evidenziata in giallo, che risponde all’intento di ricerca.

La strada intrapresa è ormai quella. Siamo pronti ad adeguarci?

Se ti interessa capirne di più, puoi leggere questo articolo di analisi del sito Aranzulla.it che ho pubblicato su SEMrush.

 

Professionista SEO, da sedici anni, progetta strategie digitali orientate allo sviluppo di visibilità online. Come consulente SEO ha lavorato in prima persona a differenti progetti complessi in settori ad elevata competizione, costruendo da zero progetti da oltre 20 mila visitatori giornalieri.

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4 risposte a “Risposte più immediate e con meno intenti di ricerca da soddisfare: la strada di Google”

  1. Francesco ha detto:

    Ciao Dario,
    praticamente possiamo dire che quando parliamo di long form stiamo parlando delle long tail keywords? o si tratta di una diversa strategia di web marketing? Grazie

  2. […] Web In Fermento affronta l’argomento con una buona dose di precisione e buon senso. Sottolineando un punto importante: l’immediatezza della risposta di un contenuto pertinente diventa un fattore di ranking fondamentale. […]

  3. SEOProf ha detto:

    L’obiettivo di Google è soddisfare il search intent.

    Se un navigatore deve leggersi 1000 parole prima di trovare la risposta contenuta in un paragrafo, potrebbe decidere di uscire prima di arrivarci.

    Google sta cercando di trovare un equilibrio tra efficienza nella risposta e completezza della fonte.

    • Dario Ciracì ha detto:

      “Se un navigatore deve leggersi 1000 parole prima di trovare la risposta contenuta in un paragrafo, potrebbe decidere di uscire prima di arrivarci.”

      Si, il più delle volte probabilmente esce/usciva, o meglio torna indietro nelle Serp e cerca altri risultati (pogo sticking). Google ha confermato di tener presente questo comportamento nel ranking dei risultati ed è probabilmente per queste ragioni che i long form multi-keyword stanno perdendo importanza.

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