L’email marketing converte di più di Facebook e Twitter ma..
In uno scenario in cui tutti i messaggi, le pubblicità o i contenuti viaggiano ad una velocità supersonica e l’utente online non ha tempo più di concentrarsi su quello che sta avvenendo intorno, in essenza non ha voglia di pensare ma vuole navigare tra nel suo profilo e basta, al massimo ha il desiderio di essere stuzzicato da contenuti interessanti (degli amici) e poco promozionali (da profili business) e se proprio questi ultimi devono esserlo, promozionali, che almeno diano un grosso incentivo, è facile giungere alla conclusione che un messaggio proveniente da un’azienda per essere efficace deve cercare in qualche modo di bypassare il tutto e cercare di farlo nel modo meno invasivo possibile attraverso i canali nuovi o meglio attraverso i canali sociali ad esempio con offerte Facebook e Sponsored Stories o Tweet promossi.
Ma, c’è sempre un ma, accade molto spesso a dire il vero nell’ultimo periodo, che le tendenze si invertano e ciò che era efficace sull’utente ieri, oggi non lo sia più. É il caso delle mail.
Le mail sono degli strumenti promozionali che forse è stato più messo alla gogna, negli ultimi anni, dai più aggiornati analisti di marketing perché ovviamente considerato troppo obsoleto e disturbante rispetto a quanto di nuovo propone il web social, interazione diretta, promozioni profilate ecc.., in realtà risulterebbe ancora uno degli strumenti che converte di più per il marketing e che conversione! Le mail sarebbero efficaci 40 volte di più di Facebook e Twitter. Questo è quanto si apprende da una ricerca di Custora e McKinsey che ha analizzato gli strumenti social, Facebook e Twitter (fuori Google+), le mail e le ricerche organiche provenienti dai motori di ricerca.
I tre strumenti sono il cardine del marketing online e quelli sul quale si investe di più dunque è sicuramente interessante comprendere l’impatto che essi hanno a livello di ritorni nel corso degli anni. A partire dal 2009 fino al secondo quadrimestre del 2013 gli strumenti sono stati monitorati analizzando la crescita percentuale di nuovi clienti acquisti per anno e quel che ne emerge in maniera eclatante è che, mentre la ricerca organica dopo un periodo di crescita si è stabilizzato e che l’email invece ha subito una impennata in quanto ad acquisizione di nuovi clienti, i social sono rimasti sempre ad un livello molto basso con impercettibili aumenti dunque, da tale risultato i social ne uscirebbero super sconfitti risultando i canali con il peggior ritorno.
Ma questo perché non deve sorprenderci? Condividiamo con voi una giusta riflessione che è stata fatta su questa indagine da Avinash Kaushik che, in questo post evidenzia come sia abbastanza scontato il risultato ottenuto dall’indagine e che grazie ad essa possiamo imparare 3 lezioni importanti.
- I social non sono il tesoro nascosto nel cassetto che permette di guadagnare tutto e subito e che la natura del canale stesso non è concepita per essere considerato alla stregua di un sito ecommerce o un banner pubblicitario. Perchè? Come spesso evidenziamo nei nostri post e ai nostri clienti, i social non sono un canale di vendita quindi se l’obiettivo primo è quello di aumentare il fatturato, e si vuole migliorare l’andamento delle vendite a partire dai social, non si è capito nulla e in questo caso il consiglio migliore è starci alla larga!
- L’email funziona si, ma per quelle tipologie di persone che incarnano l’essenza del permission markerting, persone che già in partenza desiderano essere coinvolte in attività promozionali provenienti da “canali riservati” come quello delle mail e che per volontà vogliono conoscere promozioni provenienti da questo o quell’altro brand (mi è successo personalmente proprio ieri!). Come ben sottolinea Avinash, se si vuole misurare quanto il messaggio inviato converte, le mail sono si la strategia più utile per farlo.
- I canali social non possono in alcun modo esser deputati per essere dei canali in cui misurare le conversioni questo perché? Perché i canali social non sono designati alla vendita ma alla costruzione di relazioni che, a lungo termine, si tramutano o forse meglio usare il condizionale si potrebbero tramutare in contatti di vendita.
L’esigenza dell’utente su Facebook e Twitter, come detto in premessa, è quello di entrare in contatto con un brand per essere intrattenuto, per divertirsi o genericamente per avere un contatto diretto (per assistenza o supporto ad esempio) e non perché sa che da quella pagina il giorno dopo l’iscrizione deciderà di acquistare un prodotto. L’efficacia delle azioni social si può ottenere solo se si entra in questa ottica non-promozionale, ma relazionale, e si riesce a rispettare i tempi di maturazione del (futuro) cliente.
Che ne pensate di queste riflessioni? Possono i social essere messi a confronto con le mail?
Ciao 🙂
Tutto vero, sempre che non si parli anche di campagne ADS su FB, in quel caso, il canale Social diventa sì uno strumento di vendita.
Ad ogni modo, questo post dovrebbe esser fatto leggere ai tanti piccoli-medio-grandi imprenditori si incavolano quando non vedono un riscontro immediato sulle vendite dei propri prodotti.
Bisogna far maturare il cliente!… E quando è pronto, coglierlo nella rete di vendita 🙂
Grazie per il post!
Matteo
Ciao Matteo, hai proprio ragione, se le PMI si dedicassero un po’ più a conoscere gli scenari che animano il web e come si sono evoluti capirebbero di quante dinamiche e variabili differenti ci sono dietro.
Ora come ora, non possiamo far altro che assolvere il nostro compito, da consulenti e studiosi del web, di far conoscere 🙂