Instagram: iscrizioni ed engagement ridotti nell’ultimo anno e nuovo algoritmo in arrivo
Instagram rappresenta il nuovo canale che potrebbe creare, già vissuti, grattacapi per gli amministratori dei profili business. Se con il social delle foto viviamo ancora nel tempo d’oro in cui il canale, come ragione vuole che sia, mostra i post ordinati per pertinenza temporale, il vento potrebbe cambiare. È nuovissima, infatti, la notizia secondo cui l’ordinamento verrà dato in pasto ad un algoritmo che mostrerà i contenuti sulla base della rilevanza che un contenuto ha per un profilo.
Essenzialmente questo vuol dire che se allo stato attuale accedendo al canale ci viene mostrato l’ultimo contenuto postato, quello più recente – rispecchiando anche il concetto di real-time dello scatto e della relativa pubblicazione tipico di un social – a breve visualizzeremo nello streaming prima i contenuti che sono più in linea con il nostro profilo. L’ordinamento pare non abbandoni la temporalità, quindi verranno comunque mostrati i contenuti che sono di recente pubblicazione, ma non tutti. Alla base dell’algoritmo ci sarà anche un aspetto “emotivo” che caricherà il post di importanza per un profilo (vedremo i contenuti degli utenti a cui siamo maggiormente affezionati), decretandone la visualizzazione maggiore. La scelta è dettata dall’aver appreso dallo studio dei profili che c’è uno stimato 70% di contenuti che vengono perduti nello streaming, e che con il nuovo ordinamento verranno recuperati e resi visibili agli occhi dei follower, ottenendo una rinnovata visibilità.
Tutto ottimo per l’utente, ma la problematica non è di poco conto se si pensa alle pagine brand. Magari i gestori hanno già costruito uno standard di pubblicazione di successo, programmando il posting dei contenuti proprio in quelle fasce orarie in cui gli utenti sono maggiormente connessi o hanno studiato dei tempi di pubblicazione costanti e testati sulle reazioni degli utenti nel tempo.
La domanda basilare è: cosa succederà ai contenuti? Non lo sappiamo, anche perché se consideriamo che il concetto di visibilità è determinante per ottenere il massimo del valore da un profilo sul canale, questo cambiamento lascia presumere che anche qui si entrerà in quel circolo conflittuale di lotta al like ed al commento. Ecco una delle mie reazioni appena ho appreso della notizia.
Tralasciando questo argomento che potremo approfondire e studiare solo nel momento in cui sarà attivo, ho avuto modo di apprezzare una ricerca di Locowise condotta su Instagram che ha avuto l’obiettivo un po’ di mettere in luce quello che è l’andamento del canale e la maturazione d’uso che hanno gli utenti che lo popolano, oltre che le aziende.
Crescita giù, engagement giù
I dati che caratterizzano la ricerca riguardano uno scouting durato ben undici mesi, partito ad aprile 2015, ed oggi otteniamo i primi risultati. Innanzitutto è emerso che il mese di febbraio 2016 è stato quello in cui Instagram ha conosciuto il minimo storico di crescita di follower rispetto ai precedenti 11 mesi.
I dati parlano di un tasso di iscrizioni che è calato fino a toccare lo 0.2%, facendo perdere quasi il 50% di following registrati nel mese di gennaio. Complessivamente questi dati riportano negli 11 mesi una effettiva riduzione di follower del 93%! E non è il solo dato a preoccupare.
Sembra che anche l’engagement sui post, nel giro di un mese sia totalmente crollato passando da un discreto 0.95% (circa il 66%) allo 0.84% del pubblico totale, con un calo complessivo nei mesi dell’11%. Tali dati probabilmente rappresentano il sintomo che forse si sta già facendo un lavoro sottobanco sulla visibilità? Non abbiamo conferme, possiamo solo interpretare i dati e, questi appena pubblicati, sembrano alquanto seri.
A cosa è dovuta questa riduzione di engagement?
Le ipotesi che son state fatte rispondono a queste tre motivazioni:
- motivazione 1: il numero di utenti e brand sulla piattaforma è già elevatissimo, in termini di follower questo comporta che ci siano molti più contenuti postati, dunque più “rumore”;
- motivazione 2: Instagram introducendo le sponsorizzazioni, con 200.000 advertiser, ha fatto disaffezionare l’utente al canale perché lo vede molto più invasivo;
- motivazione 3: un utente segue molte persone (in media 400-500 tra band e profili) e molto spesso non riesce a osservare l’attività di tutti i contatti, ma solo di quelli attivi nel momento in cui esso è connesso perdendo di fatto visione di molti contenuti che potrebbero esser interessanti.
Immagini meglio dei video
Inoltre sempre dall’indagine emerge che i contenuti che stravincono sul canale sia numericamente che in termini di interazioni complessive sono proprio le immagini.
Le immagini rappresentano infatti il 92% dei contenuti postati sul canale (dati di gennaio 2016) mentre i video rappresentano solo l’8% degli UGC generati dai profili. Questa discrepanza la si nota anche in termini di interazione generata attraverso l’uso delle due tipologie di formati. La conclusione è: le immagini funzionano meglio dei video.
A quanto leggiamo, infatti, ottenere un engagement maggiore è un obiettivo nel 66% in più facilmente perseguibile se si utilizzano le immagini. Gli scatti rappresenterebbero il mezzo attraverso il quale coinvolgere in modo qualitativamente maggiore, con like e commenti, l’utenza iscritta ai proprio profili.
L’engagement medio per le immagini si attesta sugli 0.88% degli utenti. Differentemente i video derivano globalmente un coinvolgimento dello 0.53% della propria audience globale.
Dai piani alti del canale però complessivamente tutti questi numeri non sembrano preoccupare. Ragionando globalmente, i risultati rispecchiano completamente quello che è l’andamento registrato anche su altri canali di punta, come Facebook e Twitter. Anche questi ultimi canali sono alla continua ricerca di nuove utenze e livelli di engagement sempre migliori e, da questo punto di vista, Instagram comunque riesce a mantenersi al top dei canali social – Facebook engagement 0.46% e Twitter engagement 0.09% – soprattutto per acquisizione di nuovi follower mensili. A conti fatti Instagram comunque registra una crescita stabile nel tempo ed un post pubblicato su Instagram ottiene il 2000% più engagement di un tweet!
Tornando alla nota iniziale sul cambiamento algoritmico dell’ordinamento dei post, si può biasimare Instagram se voglia dare una maggiore attenzione agli utenti? A leggere questi dati certo che no! In particolare è importante che il canale cerchi in tutti i modi di sfruttare al massimo il potenziale insito in sé stesso, e che coinvolga in modo costruttivo i suoi usufruitori.
Certo dal punto di vista aziendale e di business usare il canale, adesso che sarà effettivo l’algoritmo di ordinamento, rappresenterà una nuova sfida, sicuramente dura e a suon di strategie. Non sarà più sufficiente postare sapendo che un numero predefinito di ascoltatori vedrà il post, ma richiederà uno sforzo maggiore e un impegno maggiore. Dovrà aumentare l’approccio strategico e studiato sull’algoritmo perché lo studio e la modulazione dei contenuti sul reale interesse mostrato dagli utenti, determineranno il buon operato – misurabile se l’apprezzamento raggiunge livelli ottimali – dunque l’effettivo successo del profilo e, conseguentemente il raggiungimento dell’effettiva, agognata, visibilità!
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