Social Media Marketing

Hashtag Facebook: a cosa servono e quanti usarne

L’introduzione degli hashtag su Facebook mi ha da subito fatto storcere il naso. Non ho mai pensato che il canale potesse trarre beneficio da un simile strumento perché ritengo che su Facebook ci sia già presente un abbondante categorizzazione interna, almeno nelle pagine, che non necessita della presenza di un tagging da parte degli utenti. Ma ce li abbiamo a disposizione, dunque usiamoli.

A cosa servono gli hashtag Facebook

In generale l’hashtag ha diversi benefici:

  • è diventato lo strumento universale per classificare dei post per topic di discussione, ed è per questo che molti ne abusano utilizzando composizioni assurde;

  • è uno strumento utile per amplificare il messaggio di un contenuto, almeno così abbiamo imparato ad usarlo su Twitter;
  • è utilissimo da utilizzare durante gli eventi per creare uno storyboard temporale pubblico, ma anche personale;
  • è efficace per mantenere sotto controllo conversazioni riguardanti una determinata questione.

Quello che oggi però preoccupa, nel contesto di Facebook, è l’utilizzo smodato che si fa degli hashtag per scopi di business. Non farete fatica a ricordare quella pagina che ha utilizzato trecento hashtag nella condivisione di un post, e che vi ha particolarmente infastidito.

Se su Twitter il fenomeno è arginato per le caratteristiche del canale, si è limitati ai 140 caratteri (finché non ne diventeranno 280), su Facebook questo non avviene e quindi “giù di hashtag”, come se piovesse.

Anche se fatto con leggerezza, l’utilizzo dei cancelletti in “quantità industriali” può rivelarsi davvero controproducente. Se da un lato i vantaggi sono indubbi, come evidenziato precedentemente, in particolare per allungare la vita dei post, dall’altro un uso eccessivo può tramutarsi in debolezza per la pagina che li utilizza.

Gli utenti che sono cresciuti anche con Twitter sanno che, utilizzare un hashtag, vuol dire più che altro informarsi su un argomento, prender parte ad una conversazione su un topic molto discusso ed esprimere la propria opinione, coloro che invece utilizzano solo Facebook utilizzano gli hashtag solo ed esclusivamente per un proprio personale tornaconto: la visibilità del post.

Questo cosa determina? Essenzialmente fastidio. Se l’atteggiamento di usare molti hashtag diventa una routine, il risultato sarà arrecare esclusivamente disturbo per il lettore che a breve si tramuterà in allontanamento spontaneo, dapprima dal contenuto, e poi dalla pagina che abbraccia la pratica.

Buone pratiche per l’uso degli hashtag Facebook

La mia idea di base è che ogni hashtag va utilizzato ponendosi delle regole ben precise e che abbiano uno scopo. Il semplice utilizzo di hashtag a mo’ di spam svelerà platealmente gli intenti prettamente promozionali del post e della pagina, nulla di più deleterio per l’immagine di un brand sui Social.

Il confine tra buon uso e cattivo uso è labile, per questo la regola deve essere quella di individuare uno o due hashtag di riferimento ed utilizzarli in ogni pubblicazione cercando delle parole chiave originali e che siano connotative della pagina. Accettabile è anche l’utilizzo di un hashtag “universale”, quello che tutti utilizzano, ma niente abusi, non si deve mai sfiorare l’eccesso.

Inoltre, non dimentichiamoci mai che dietro lo schermo non c’è solo l’algoritmo di visibilità, ma anche un utente che magari è in cerca di informazioni e che è interessato a leggere del testo sensato, cerchiamo di soddisfare questo bisogno.

Dove posizionare gli hashtag?

Anche in questo io consiglio di inserirli sempre alla fine di ogni testo descrittivo, non all’interno, facendo in modo che la parte informativa/testuale del contenuto rimanga immutata, indi leggibile. La quantità ideale? Tre hashtag a fine testo per connotare la tematica del contenuto. Stop.

Quanti hashtag usare su Facebook e Twitter?

Se queste mie impressioni non vi bastano per convincervi che anche con gli hashtag bisogna avere il braccino corto, ho scovato una interessante analisi di Socialbakers che ha preso in esame gli hashtag, in particolare il quantitativo utilizzato da grandi pagine sui canali più gettonati: Facebook e Twitter.

La mia attenzione si concentrerà su Facebook dato che è il canale che al momento ha più punti interrogativi sul modo ideale per utilizzare gli hashtag.

L’analisi ha attinto all’enorme database di pagine Social che Socialbakers monitora, estrapolando le 500 pagine più grandi in termini di numero di follower per un periodo di 5 mesi. Come il buon senso può dimostrare, ma abbiamo bisogno per forza dei numeri per convincerci, dalla ricerca è emerso che i post che all’interno contengono un numero “sostenibile” di hashtag sono quelli che riescono ad ottenere un maggior numero di interazioni. Indovinate cosa succede se ne usiamo tanti?

Man mano che l’uso di hashtag aumenta, si riduce anche il successo del contenuto. Non conosciamo come si comporta l’algoritmo di Facebook quando un contenuto abusa di hashtag, e non sappiamo neanche se esista una sorta di penalizzazioni che intacca la visibilità dei post. Tuttavia possiamo ben comprendere che operare secondo le logiche dell’utente, senza strafare, deve essere considerata la strada migliore.

I post che contengono un solo hashtag sono quelli che performano meglio su Facebook, di più dei post che non ne hanno nessuno. Due cancelletti funzionano discretamente, mentre man mano che il numero di hashtag cresce numericamente, passando da 5 e 10 fino a 10+, l’engagement rate tende a scemare, riducendosi linearmente. Stessa sorte più o meno equivalente per Twitter, anche se notiamo dall’immagine come l’engagement sia comunque al di sotto di Facebook.

Tutta colpa di Facebook o dell’utente? Nessuno ha una colpa, ma se vogliamo cercare un responsabile è il buon senso dell’utente. Gli abusi delle funzionalità non hanno mai fatto bene a nessuno, dunque secondo me è anche naturale che l’utente si senta più propenso a non soffermarsi su un post che ha tantissimi hashtag proprio perché, come già detto, diventa palese l’intento spinto di rendere visibile maggiormente il contenuto per scopi lontani dall’intrattenimento che un utente cerca.

Se vi soffermate a pensarci, l’uso di tantissimi hashtag suona quasi come un urlo di aiuto da parte del brand, che rivela gli espedienti a cui deve ricorrere per tentare di restare a galla. Avete riscontrato successi sfruttando gli hashtag? Come li utilizzate nei vostri contenuti Facebook?

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