Google Bert Update, per la comprensione di intenti di ricerca sempre più mutevoli
Nella continua evoluzione per la comprensione degli intenti di ricerca e la disambiguazione delle query, Google fa un passo ancora avanti, annunciando Bert, un nuovo update infrastrutturale che fa seguito a Hummingbird e a RankBrain.
Ormai da tempo assistiamo ad un comportamento che vede il motore di ricerca più importante al mondo, cercare di comprendere meglio l’intento di ricerca di un utente e modificare, in un lasso di tempo sempre più breve, le Serp, restituendo i risultati che reputa migliori in quel momento. È sempre più difficile, infatti, vedere una Serp che presenza gli stessi risultati, in prima pagina, a distanza di anno. Forse anche a distanza di sei mesi.
Eppure, per anni, le Serp più competitive sono state dominate dai “soliti noti”.
Ma facciamo un attimo un passo indietro, prima di chiudere questo articoli con una riflessione personale a margine.
Indice dei contenuti
Che cos’è BERT?
BERT è l’acronimo di Bidirectional Encoder Representations from Transformers. In parole povere, invece di elaborare ogni parola in una query in modo isolato, l’apprendimento automatico utilizzato, esamina le parole che lo circondano, per comprendere il contesto e fornire risultati più accurati.
Qual è il vantaggio di BERT?
Gli utenti saranno in grado di scrivere (o parlare) nella lingua adatta a loro, senza la necessità di adattare le loro query più volte, prima di ottenere i risultati richiesti.
Dal Keyword Matching al Keyword Relations Matching
Nella pagina dedicata sul suo blog ufficiale, Google ha fornito degli esempi visivi di come Bert impatterà nelle Serp.
Nell’esempio sopra, Google fa notare come, per la query evidenziata, prima di Bert non era in grado di capire la relazione di tutte le parole con le altre presenti nella query.
Venivano semplicemente restituiti risultati di pagine che parlavano di cittadini statunitensi che viaggiano negli Usa.
Con Bert, Google diventa in grado di cogliere questa sfumatura e sapere che la parola molto comune “to” in realtà conta molto nel contesto della frase in cui è inserita.
L’impatto di Bert nei risultati di ricerca
Google ha dichiarato che questo update interesserà circa il 10% di tutte le query, sia i risultati organici tradizionali che i Featured Snippets. Poiché Google comprende meglio l’intento alla base della ricerca di un utente, ciò potrà a breve comportare anche una sostanziale modifica dei risultati mostrati nei Featured Snippets.
Bert è già presente in Italia?
Nonostante si parli di rollout che richiederà un po’ di tempo, prima che si noti anche in Italia, credo che in realtà sia già presente anche da noi.
Come data ufficiale indicata del lancio, a livello globale, si segnale il 24 Ottobre. Credo il rollout sia iniziato qualche giorno prima, il 19 come segnala anche il Sensor di SEMrush.
Qui sotto potete vedere un sito, quello che state leggendo, che ha perso dei posizionamenti e del traffico organico, a seguito del Bert Update e quello di un cliente, che, al contrario, ha acquisito del traffico. Ora è presto per trarre conclusioni sul perché Webinfermento sia stato colpito da questo update. Da quel poco che ho potuto vedere, le posizioni perse riguardavano query per le quali, effettivamente, alcuni nostri articoli non soddisfacevano l’utente.
In altri casi, c’erano posizionamenti immotivati, e garantiti solo dal trust del dominio. Ad esempio, l’articolo sui siti più visitati in Italia, aveva acquisito diversi posizionamenti legati ai “siti porno”, solo perché, all’interno del testo, menzionava la categoria dei siti porno tra quelli più visitati.
Ottimizzare per Google Bert: meno keywords, più psicologia comportamentale
Come per i più recenti Quality Update, Google ha ribadito che non ci sono soluzioni per recuperare i siti colpiti da questi update e che non si può ottimizzare per Google Bert.
Come sempre la verità sta nel mezzo.
Considera che recuperare un sito web colpito pesantemente, che per anni era stato costruito e portato avanti con una visione keyword-centrica, ottimizzando i contenuti in funzione di una keyword e non cercando di capire quello che l’utente stava realmente cercando in quel momento, può essere davvero difficile. Forse anche impossibile. Sarebbe necessario smontare tutto il sito e ricostruirlo da zero.
Purtroppo l’analisi dei comportamenti di ricerca degli utenti non è un’informazione che i vari tool di digital marketing sono in grado di darci. Possono dirci quante volte l’utente cerca qualcosa, ma non sono in grado di contestualizzare gli intenti di quelle ricerche.
Questo ci porta alla riflessione a margine.
Il lavoro di “posizionamento” sarà sempre meno durevole nel tempo, perché gli intenti di ricerca evolveranno in maniera sempre più dinamica. Dunque scordiamoci di ottimizzare una volta e rankare per sempre. Il “posizionamento garantito” è morto da tempo, ma il “posizionamento a lungo termine” non se la passa tanto bene.
Ciao Dario! Interessante articolo, sicuramente consigliato fra quelli da leggere per capire meglio il BERT ed il nuovo impatto che avrà sulle SERP e sul mondo della SEO. Come al solito Google cerca di spingerci verso la creazione di contenuti di qualità che riescano a rispondere al meglio agli intenti di ricerca, scoraggiando chi scrive solo per i motori e non per le persone.
Si, non solo scrivere contenuti di qualità, ma soprattutto ci invita ad aggiornarli nel tempo. Ciò che un utente intendeva cercare con una query nel 2015 può non piu voler significare la stessa cosa nel 2020 🙂