5 errori con causa-effetto di una errata gestione social
Se i social sono belli e divertenti per chi fruisce dei contenuti, come la maggior parte li potrebbe descrivere, meno divertente e avvincente è l’attività del community manager che come figura in azione, per funzionare bene, dovrebbe somigliare ad una specie di maniaco del controllo tutto dedito all’attenzione di ogni minimo particolare e con una visione globale del pubblico in ascolto. Il suo compito, oltre a dover cercare di creare dei contenuti avvincenti e divertenti, rispettando quanto più possibile il piano editoriale, deve saper anche valutare per bene il rischio che quello stesso contenuto si riveli un insuccesso, nel caso migliore con effetto pari all’assenza di engagement, al più ben grandioso e plateale effetto eco di successo che ne determina la viralità, per finire poi all’insuccesso più assoluto determinato da errori (talvolta banali) che intaccano e minano la credibilità di un brand in modo più o meno profondo.
Sulla scia degli insuccessi, abbiamo voluto prendere di mira quelle che chiamiamo “sviste” o errori compiuti per più riconducibili alla fretta di concludere la pubblicazione o alla mancanza di tempo. Abbiamo voluto analizzare sotto l’aspetto di azione-reazione o causa-effetto gli imprevisti più esemplari, e probabilmente i più frequenti, in cui inconsapevolmente si può incappare nella gestione dei social.
Indice dei contenuti
1. Errori di battitura o di account
I più comuni errori, quelli più gettonati dagli attenti troll che intasano la rete, sono i refusi. Li classifichiamo come piccoli errori che però commessi da un brand possono far grande rumore e tuonare gli utenti.
Causa. Solitamente questi errori sono fatti in modo inconsapevole e sono dovuti per lo più alla fretta di concludere la pubblicazione e soprattutto alla cattiva abitudine di non leggere attentamente quello che si è scritto. La regola fondamentale è quella semplicemente di rallentare un momento nella scrittura dei testi e prendersi del tempo per controllare attentamente se ci sono errori grammaticali (i più dannosi) o di digitazione.
La seconda tipologia di errori “da mano lesta” son quelli dovuti alla pubblicazione di contenuti, magari personali, a nome di un account business social che si gestisce. Qui il pericolo è in agguato perché viene svelato al mondo chi c’è dietro. Tutta colpa del multilogin! 😉
(fonte: https://www.facebook.com/smepicfails)
Effetto. L’utente social è attento, soprattutto sugli errori computi dalle grandi pagine brand. L’effetto più immediato è l’adorabile screenshot che immortala il momento e lo espone alla platea dei propri contatti rimbalzando e diffondendosi a macchia d’olio. Il danno può non esser molto rilevante se è comprensibile che l’errore è stato computo per sbaglio (il più classico è “qual è” con l’apostrofo), ma può diventare ben più plateale se il refuso compone una parola con un senso diverso da quello che si vuol comunicare, guardate.
(fonte: https://www.facebook.com/smepicfails)
2. Errore nel monitoraggio dell’ads
Le campagne Ads hanno bisogno di esser sempre monitorate e l’idea di lanciare in pasto un post sponsorizzato senza la gestione dei commenti può tramutarsi in un grosso errore.
Causa. In particolare l’errore è evidente quanto si tratta di promuovere dei post della pagina e non si ha una persona preposta a rispondere ai commenti e monitorare condivisioni e like per capire “l’umore” degli utenti nei confronti del post. L’assenza di controllo su quanto si sta promuovendo associata al fatto di non aver comunicato adeguatamente, con link che dettaglino, il prodotto può generare dei danni, non a livello di immagine del brand, ma a livello di efficacia dell’ads.
Effetto. Il competitor può vedere l’ads, in quanto in linea perfettamente con quanto promosso nella sponsorizzazione, questo può diventare un ghiotto boccone soprattutto se si nota un’assenza di attività di moderazione. Mi è capitato qualche mese fa di vedere questo Ads, anche interessante per me, ma effettivamente attraverso il link venivo rimandata in una pagina qualunque del sito, l’ads mi interessava ma non rispondeva alle domande che mi ero posta guardando l’immagine: quanto costano questi capi? È accaduto che una competitor, avendo a disposizione l’informazione l’ha fornita liberamente all’interno dei commenti al post competitor e, ci scommetto, il link suggerito ha sicuramente riscosso molto più successo.
3. Errori di copyright
L’idea di prendere le immagini da Google e utilizzarle per i social è la scelta più facile e veloce, ma bisogna (soprattutto oggi che le leggi sono chiare e più conosciute) controllare che l’immagine possa esser liberamente utilizzabile e modificabile per i propri scopi.
Causa. L’errore nasce dal lasciarsi ispirare da quel che si vede sulle altre pagine e farle proprie. Se però quando si tratta di meme o vignette divertenti non si fa poi tanto caso, l’idea di utilizzare uno shooting fotografico di un professionista che condivide il proprio portfolio online, con tanto di copyright, può generare davvero imbarazzo.
Effetto. L’autore del post può nel migliore dei casi sbeffeggiare la pagina online, sempre con il classico screenshot, ma la faccenda può diventare ben più seria, cioè legale, se la violazione è evidente e non si ha modo di dimostrare di aver avuto una liberatoria d’uso del materiale.
4. Errori d’uso improprio degli hashtag
L’hashtag si sa è l’arma più potente per dare molto più eco al proprio messaggio, ma utilizzarlo impropriamente può diventare davvero dannoso.
Causa. La scarsa informazione potrebbe essere uno dei motivi per il quale si incorre in un uso scorretto di un’hashtag, ma alle volte c’è proprio la volontà, di principianti o veri attentatori di hashtag, nel lanciare messaggi promozionali dove non si deve.
Effetto. Se l’hashtag è senza valore significativo l’utente lascia anche passare, ma se ha un valore sociale o è utilizzato per raccontare vicende drammatiche che stanno accadendo nel mondo, la reazione del pubblico può esser davvero dura e di condanna più assoluta in quanto intacca il senso etico comune.
I casi più eclatanti che sono stati registrati su Twitter furono quello di Kenneth Cole che pensò bene di sfruttare l’hashtag #Cairo per promuovere la sua nuova collezione o ultimo è quello di Pizza DiGiorno che ha lanciato un tweet utilizzando #WhyIStayed non sapendo, quindi in modo del tutto innocente (almeno così è parso), che lo stesso hashtag era stato già utilizzato in precedenza per denunciare le violenze domestiche. Inutile immaginare le risposte degli utenti di condanna massima.
Un’ammissione di colpa è la strada migliore per uscirne vivi, proprio come successo per questi casi.
5. Errore nell’idea o nella realizzazione
Infine, ci sono quei contenuti che proprio non possono funzionare.
Causa. Compiere questo errore è dovuto all’assoluta mancanza di confronto con altre persone dello staff o per assenza di senso critico e purtroppo questo causa la pubblicazione di perle di non saggezza, con scarso appeal grafico, che vengono ovviamente additate da chi le osserva.
Effetto. Il pubblico sarà super motivato nell’esprimere la propria comune opinione e nel farla valere. In questo caso le scuse non possono servire perché è chiaro che l’errore è generato da una mancanza di tatto o di conoscenza.
(fonte: https://www.facebook.com/smepicfails)
Questo quanto abbiamo raccolto in quanto ad errori comuni. Vi è capitato di incorrere in uno di questi? Come avete agito?
Complimenti bell’articolo , con ottimi spunti da seguire
per non sbagliare , in alcuni esempi mi sono rivisto ahahah.,,,
Grazie, in effetti andando più a fondo potrebbero esser messe in luce tante altre piccole cose da evitare! Magari nella prossima puntata! 😉