SEO

Come deve essere un profilo link naturale post Penguin?

Oggi torniamo a parlare di SEO e del filtro penalty di Google chiamato Penguin. Vi avevamo già parlato in più occasioni di questo aggiornamento algoritmico di tipo “anti-spam” presentandovi le sue caratteristiche, le sindromi da incubo generate in molti SEO e Webmaster (dumb-hat seo) e infine raccontandovi di un eccellente caso di recupero da Penguin. Nel corso di questi mesi di casi di recupero ce ne sono stati, molti d’oltreoceano, alcuni anche italiani. Quelli condivisi sono in realtà pochi, ma magari i siti e portali recuperati sono stati diversi, non saprei.
Quello che è certo è che molti portali sono ancora penalizzati, molti webmaster non lo sanno neanche, alcuni di loro lo scoprono a distanza di molti mesi dall’uscita del primo Penguin, altri invece sanno di essere penalizzati ma non sono ancora riusciti ad uscire dalla penalty.

Così ieri ho fatto un po’ di ricerca per trovare almeno un sito penalizzato da Penguin e vi confesso che in realtà non è poi così difficile se si conoscono le caratteristiche del pinguino: basta farsi una ricerca tra i portali turistici. Penguin ha fatto strage dei portali turistici in Italia, soprattutto di quelli più vecchi e con più traffico.
Io ho optato per quelli della riviera romagnola e alla fine uno l’ho trovato. Obiettivo dell’indagine (e di questo post) è quello di evidenziare come, un webmaster o seo che si rispetti, dovrebbe pensare di costruire un profilo backlinks esterno che eviti di cadere nel filtro di Penguin (e possibilmente di filtri anti-spam futuri).

Prima però di esaminare come deve essere un profilo links naturale post penguin, vorrei appunto porre l’attenzione sul come NON dovrebbe essere presentando alcuni dati di questo sito che per privacy, resterà anonimo.

Come NON deve essere un profilo links post Penguin

Caratteristiche dei siti penalizzati da Penguin era grossomodo (per la maggior parte dei casi) quella di avere un profilo links sproporzionato con una distribuzione non equa degli anchor text dei link che puntavano alle pagine. Questo significa che, siccome l’anchor text di un link esterno, (possibilmente da un sito a tema, con alto pagerank, trust, ecc.) era (lo è ancora tutt’ora in realtà) il fattore di ranking più importante per Google, chi faceva seo fino a prima dell’arrivo di Penguin tendeva a costruire un profilo link che privilegiasse parole chiavi commerciali, che generalmente erano quelle che il tool per le parole chiave di Google identificava essere quelle portatrici di grossi quantitativi di traffico, a discapito delle parole chiave non direttamente commerciali, ovvero quelle considerate branded (nome azienda, sito web dell’azienda), o parole chiave non ottimizzati (qui, clicca qui, immagine, ecc.). Che Penguin prima o poi arrivasse lo si poteva in realtà immaginare, dato che a partire dal Vince Update (anno 2009) e sempre più dopo, Google ha costantemente ed esplicitamente detto qualcosa tipo

devi costruire un brand. Il tuo progetto web deve essere riconosciuto come un vero e proprio brand per via del fatto che gli utenti apprezzano spontaneamente i contenuti che produci e diffondi.

In effetti poi le serp lo hanno sempre più dimostrato.

Bene, questo è come si presenta il profilo backlinks di un portale colpito da Penguin. Come potete vedere, non solo c’è sproporzioni tra backlinks su ancore commerciali e branded, ma non ci sono proprio ancore brandizzate, il che è anche peggio.



Chiaramente, se proviamo solo a cercare la keyword “Hotel Rimini” su Google (quella più linkata esternamente) noteremo che il sito in questione non compare neanche tra le prime 20 pagine di risultati.
Se poi andiamo a indagare sul fatto che lo stesso portale, possa aver perso traffico o ranking nelle keywords commerciali perché soggetto a penalizzazione Penguin, possiamo notare come nel mese di aprile 2012 (arrivo del primo pinguino, vedi la nostra infografica su tutti gli update di google) abbia perso qualcosa come 3.500 keywords (parola più, parola meno).



Penguin però non colpisce solo chi fa link building pesantemente sovraottimizzata, ma anche chi costruire siti sovraottimizzati e questo portale ce le aveva tutte per finire sotto Penguin. Il portale infatti presenta la classica struttura dei portali turistici con homepage piena di link interni e keywords che rimandano pagine di categorie per tipologia di città/destinazione. Andando ad eseaminare la keyword density dello stesso (non perché ancora molto utile, ma giusto per capire la distribuzione testuale delle keywords) possiamo vedere quello che emerge onpage sul portale:



A questo punto, potete immaginare perché un sito possa essere colpito da Penguin e come non dovreste costruire un profilo backlinks fortemente ottimizzato.

Come deve essere un buon profilo backlink post Penguin?

Ne avevamo già parlato e in rete trovate altri ottimi spunti. L’importante è favorire il brand. I link che favoriscono il brand sono spesso quelli naturali, frutto di citazioni spontanee e non di manipolazioni. I link naturali sono quelli che non vengono ottenuti in modo scalabile. Tra l’altro conviene sempre favorire il brand proprio perché fare la SEO sta diventando e sarà sempre più una disciplina dalla definizione meno precisa che sfocerà sempre più nel web marketing che nell’attività manipolativa (come poteva essere fino a qualche anno fa). Insomma la pacchia è finita e i trucchetti stanno anche finendo. Devi meritarti di essere in una posizione anziché un’altra. Ci vuole più tempo (e in certi casi anche più budget ma si consideri che poi per uscire da una penalty il tempo e il budget sono ancora maggiori) ma si può stare più tranquilli da incubi notturni legati al sognare animali scappati dallo zoo.

Oltre alle chiavi “branded” potete cercare (anche se secondo Google questo corrisponderebbe comunque a manipolazione) di ottimizzare/influenzare parte dei backlinks che ricevete chiedendo la variazione dell’ancora, ma queste chiavi che considerate commerciali, devono comunque essere una piccola parte rispetto a un profilo branded e non manipolato.

Per farvi capire cosa intendo per profilo link naturale, vi condividerò quello di questo blog 🙂

Ps. anche a livello di authorship e futuro Author Rank, sarebbe utile sviluppare, con un blog, il profilo personale dell’editor e questo vale per qualsiasi settore.
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Professionista SEO, da sedici anni, progetta strategie digitali orientate allo sviluppo di visibilità online. Come SEO ha lavorato in prima persona a differenti progetti complessi in settori ad elevata competizione, costruendo da zero progetti da oltre 20 mila visitatori giornalieri.

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3 risposte a “Come deve essere un profilo link naturale post Penguin?”

  1. donald brioschi ha detto:

    La vita del seo si sta trasformando sempre più verso il social media marketing, insomma evviva il natural !

    • Bah… dillo a quelli che hanno un sito ancora in Flash e pensano di rankare con i Like di Facebook.
      La sinergia con il Social è essenziale, ma la SEO in realtà non sta cambiando. Il suo aspetto tecnico addirittura è sempre più essenziale.
      Quello che sta – speriamo – sparendo è la SEO “violentata” a tattica generatrice di links “costruiti” in laboratorio utilizzando tattiche più o meno cheap.
      La SEO basata sui content era la SEO ai suoi inizi, e a quegli inizi sta ritornando.

  2. Per Google un buon profilo backlink è un profilo del tutto naturale, non manipolato in nessun modo e totalmente spontaneo.
    Questo buon profilo non è detto, a mio avviso, che sia sempre anche UTILE al raggiungimento degli obiettivi di posizionamento che ci si prefigge.
    Trovare il giusto compromesso è compito del buon professionista SEO a cui il sito si affida 😉

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