Social Media Marketing

Ciò che il Social Media Marketing è diventato, nel bene e (forse più) nel male

Quella che segue è una riflessione che nasce dopo le ultime mosse pre-estive dei giganti del tech e, in particolare, di quelli social, o, meglio ancora, di quello che ormai resta l’unico gigante tech del mondo social: Facebook.

Confesso di essere un po’ nostalgico della prima era del social media marketing, quella in cui era ancora possibile ottenere successo in modo organico e puntando anche solo esclusivamente alla qualità dei contenuti, quell’era in cui i social network erano distinti per funzionalità e un’azienda poteva scegliere il canale più idoneo al proprio business.

Quell’era, la prima era del social media marketing, si è ormai appiattita, ha cessato di esistere.

Due sono gli scenari che sono emersi negli ultimi anni nel social media marketing: la formazione del monopolio di Facebook e la visibilità garantita (neanche tanto) soltanto a pagamento.

Riguardo al primo punto, non possiamo più neanche parlare di oligopolio, perché gli altri social contano come un pugno di mosche rispetto a ciò che Facebook sta costruendo.
Twitter e il suo valore economico sono in costante calo, non è stata in grado di innovarsi e ultimamente sembra aver preso la rotta di emulare alcune funzionalità di Facebook, vedi il newsfeed algoritmico di qualche mese fa e, a mio parere, farebbe bene a vendersi, prima che il suo valore diminuisca ancor di più.

LinkedIn si è sempre distinto per essere quel social per gli ambienti b2b e in quella nicchia ha trovato anche il suo successo. In termini numerici tuttavia è ancora imparagonabile a Facebook e, molte features interne alla piattaforma sono identiche a quelle di Facebook (pagine, likes, adv, ecc.).

Poi c’è tutta quella schiera di social media che è stato in grado di creare un’alternativa a Facebook e a strappargli letteralmente utenti, in pochissimo tempo, pensiamo a Instagram e alle social chat app come Whatsapp e Snapchat, servizi in grado anche di creare nuovi trend, salvo vedersi acquisiti (Instagram e Whatsapp) o copiati (Snapchat) dal monopolista di turno.

Facebook è cresciuto così tanto a livello di massa critica di utenti, che oramai è pronto a cavalcare con successo probabilmente tutti i prossimi trend digitali a cui assisteremo.

Tant’è vero che ha già pronta la sua offerta per la realtà virtuale (Oculus Rift).
L’altra questione riguarda la visibilità nel Social Media Marketing, o forse potremmo parlare quasi esclusivamente di Facebook Marketing.
Se non paghi non sei visibile. Punto.
Non ci sono altre strategie alternative. Ci sono state, certo, e le abbiamo sperimentate anche noi. Tuttavia successi conseguiti tre anni fa sarebbero irripetibile oggi senza un budget adeguato.

E c’è ancora una più triste realtà: il costo dell’adv aumenta esponenzialmente al numero di inserzionisti presenti. Perché gli spazi sono più o meno sempre quelli e per aggiudicarteli devi essere disposto ad aumentare il budget.
Ragionamento del tutto logico e simile a quanto già avviene oggi per le dinamiche del Display Adv e del Pay-per click di Google, ma che, effettivamente, taglia fuori la micro-impresa, che quei budget non può supportarli (oltre a quelli per gestire un community e/o content manager e creator).

Cari imprenditori, non pensiate quindi che per fare social marketing sia sufficiente oggi aprire una paginetta aziendale e ottimizzarla alla meglio.

Nonostante in rete potrete trovare una serie di articoli che spiegano come farlo, i tempi sono cambiati, nel bene e nel male e forse a volte è meglio partire dai canali proprietari (il blog?) e gradualmente investire in canali oramai esclusivamente “paid”.

Professionista SEO, da sedici anni, progetta strategie digitali orientate allo sviluppo di visibilità online. Come consulente SEO ha lavorato in prima persona a differenti progetti complessi in settori ad elevata competizione, costruendo da zero progetti da oltre 20 mila visitatori giornalieri.

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3 risposte a “Ciò che il Social Media Marketing è diventato, nel bene e (forse più) nel male”

  1. Fabrizio ha detto:

    Amen

  2. Paola ha detto:

    È una triste realtà anche se bisognerebbe ricordare, soprattutto agli imprenditori, che non basta “pagare”… Se il contenuto non vale, è come buttare i soldi dalla finestra

  3. AndyT ha detto:

    Così è, purtroppo.

    Spero ancora nell’accordo fra LinkedIn e Microsoft – e, chissà, in una possibile alleanza fra Twitter e Google…

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