Brand advocacy: come si genera nei social [infografica]
Se c’è una cosa che il social media ha agevolato esponenzialmente, è la capacità di amplificare e diffondere un messaggio prodotto da un singolo individuo in modo che se ne parli preferibilmente bene. In teoria, questo processo dovrebbe avvenire naturalmente, e la naturalezza del processo è influenzata da una serie di componenti che variano a seconda della tipologia di contenuto di cui si vuole che si parli (post, prodotto, contest ecc..), ma può essere anche “stimolato” invitando o segnalando a un gruppo di persone quel determinato contenuto, in altre parole: brand advocacy.
La brand advocacy è l’atto di segnalare, invitare a sostenere o raccomandare un brand o un’idea attraverso l’appoggio e la fiducia ottenuta da terzi.
Elemento cardine di questo processo, sono gli brandvocates (o brand advocates), persone individuate e selezionate sulla base di specifiche caratteristiche che hanno il compito di sostenere, promuovere e invogliare la conoscenza di un brand/prodotto/contenuto attraverso capacità di convincimento basato proprio sul trust che hanno in un determinato settore d’azione. Diciamo che potrebbero esser definiti come dei fan che possono avere un forte impatto sulla brand awareness e la reputation del brand, ma soprattutto, che possono diventare determinanti in concomitanza di campagne promozionali o lanci di nuovi prodotti.
Se dovessimo delineare un profilo d’azione dell’advocate modello, le sue caratteristiche sarebbero:
- Non è collegato all’azienda, è un’entità esterna, una voce credibile.
- Ha piacere a parlare di un brand, tanto da vederla quasi come una professione.
- Ha influenza. Gli advocate di un brand hanno una vasta rete di contatti attraverso il quale condividere le informazioni, amplificando così il loro messaggio, e quindi quello del brand.
- Proprio grazie alle sue capacità comunicative, è in grado di convertire altri utenti, soprattutto per quanto riguarda le decisioni di acquisto, a preferire un brand piuttosto che un altro.
In essenza:
“Brand advocate = Una persona che è disposta a consigliare un prodotto/servizio ad un amico senza alcun compenso.”
Travis Murdock,Edelman Digital, autore di Amore Blog
(altre definizioni interessanti le trovate qui)
Advocacy nei social media
Sappiamo, da recenti ricerche, che le opinioni espresse dagli utenti, influenzano molto le decisioni di acquisto. Quando infatti si tratta di effettuare acquisti, più o meno importanti, una grande percentuale si affida alle opinioni presenti nella rete su questo o quel sito. Ma è in forte crescita la ricerca di opinioni e recensioni localizzate all’interno dei nuovi media nelle pagine brand del prodotto che si vorrebbe acquistare. Tale tendenza inoltre, si sta così diffondendo che, dati alla mano, le recensioni sulle pagine social porterebbero a una conversione in acquisto nell’65% dei casi.
Le aziende che si promuovono in rete, sulla base di tali percentuali, dovrebbero prestare particolare attenzione all’individuazione dei profili di questi “particolari” utenti la cui attività preferita è dare opinioni social, e monitorarli costantemente seguire le loro abitudini e se è il caso, dare loro gli strumenti necessari per aiutare a diffondere la tua parola, impegnarsi con loro su un livello più profondo e premiarli per la loro fedeltà senza però arrivare a pagarli per il loro sostegno (advocacy).
Il modello di social media advocacy
Ottenere l’attenzione dedicata da parte degli utenti, alle volte deve essere guidata, e per farlo c’è necessariamente bisogno d’impegno da parte dell’azienda al fine di stimolare “la parola” nelle community, ma soprattutto in queste tipologie di utenti “fedeli”. Ci viene in aiuto una infografica, di Social Media Explorer, che ci descrive il modello di advocacy applicabile nei social media. Gli step attraverso il quale raggiungere l’attenzione e la diffusione di un messaggio, oltre ad avere una base di utenti connessi con un profilo aziendale, sono i seguenti:
- Ascoltare. Questa è la priorità dei canali di social media. Permettere agli utenti di esprimere le proprie opinioni è il primo passo per comprendere di quali esigenze hanno bisogno, o quali attenzioni richiedono al brand e l’ascolto da parte dell’azienda diventa un modo per dare importanza a ciò che gli utenti hanno da dire.
- Pubblicare e partecipare. Torna insistentemente anche in questo modello, la progettazione di una strategia di pubblicazione di contenuti che siano mirati ad attirare l’attenzione del lettore ma che implichino anche una forte partecipazione da parte dell’azienda.
- Identificare. Utilizzare strumenti di monitoring come Hootsuite non solo per capire come si sta muovendo l’attività di una pagina, ma anche per riconoscere gli utenti più attivi o eventualmente utilizzare strumenti che permettano di riconoscere coloro che potrebbero corrispondere al profilo dell’advocate.
- Essere proattivi.
In particolare, prevedere le esigenze future del proprio target e cercare di stabilire con loro relazioni e connessioni senza aspettare la prima mossa. - Coltivare la community.
Offrire sempre degli sconti o promozioni fedeltà, far sentire speciale l’utente è uno step fondamentale per garantirsi opinioni positive e un legame duraturo. - Empower. Dare agli utenti la possibilità di condividere i contenuti provenienti dai profili. Far parlare bene di se.
In conclusione, è importante coltivare gli utenti, partendo dalla creazione di una comunità per i sostenitori del brand, stimolare il loro feedback, riconoscere importanti i loro contributi, e, soprattutto, continuare a dare loro motivi per amare un brand.
In pratica il Brand advocate è l’Opinion leader del marketing tradizionale?
Essenzialmente si, entrambe le figure diventano portavoce della diffusione di un prodotto/servizio promosso da un’azienda ed entrambe le figure hanno la medesima (di alto livello) conoscenza di quello di cui vanno a parlare.
Cambiano gli strumenti di diffusione del messaggio (web vs offline) ma il loro compito è lo stesso (che sia a pagamento o meno).