Perché gli utenti smettono di seguire i brand sui social: l’algoritmo di unfollow [RICERCA]
Domandarsi il perché un utente decide di seguire un brand sui social è lecito, ma è lecito anche domandarsi perché decide di non seguirlo più.
Tutti abbiamo esperienze di follow ed unfollow di brand page e i motivi possono esser tra i più disparati. Nel caso del follow ovviamente l’azione rappresenta un apprezzamento o preferenza espressa, viceversa spam prima di tutto, contenuti troppo frequenti o troppo noiosi e poco in linea con quanto desideriamo leggere, delusione per un’esperienza d’acquisto o di prova del prodotto, potrebbero esser alcune delle cause che spingono gli utenti ad allontanarsi definitivamente da un brand online.
C’è però di interessante che, per confermare il comportamento dell’utente, spietato giudice del lavoro di social media management, abbiamo una ricerca di BuzzStream and Fractl che dettaglia con precisione l’algoritmo di unfollow, quella sequenza di avvenimenti che spingono un utente social ad abbandonare una pagina.
Parliamo di 900 persone, intervistate con il metodo survey ponendo domande riguardanti Facebook, Twitter e Linkedin.
Quel che è stato osservato è innanzitutto il tempo dedicato all’unfollow. Mentre su Linkedin pare che non ci sia un reale controllo dei contenuti che vengono condivisi, tanto che smetter di seguire una brand page non avviene mai nel quasi il 50% dei casi, per canali come Facebook e Twitter la frequenza di controllo è maggiore.
Su Facebook emerge che la rimozione della preferenza verso una pagina avviene almeno una volta al mese (25%), come anche per Twitter(17%).
Cosa scatena l’unfollow di un profilo business?
Se un utente decide di non seguire più un brand avrà le sue motivazioni, che possono esser le più disparate. La ricerca però mette in luce che i principali motivi per i quali un utente non gradisce più seguire la pagina sono:
- il contenuto è noioso o ripetitivo (21%)
- la pagina pubblica post troppo di frequente su Facebook (19%)
- per una questione di pulizia del feed quando è troppo intasato di notizie
- carenza di interazioni (8%)
Tra le motivazioni emerge anche una più profonda come “ho trovato un altro brand che preferirei seguire”, dunque in questo caso l’utente è impegnato e attento nella ricerca di pagine che gli interessano, anche a scopo di confrontarle e selezionare quella che lavora meglio.
L’importanza di una corretta gestione
Ovviamente un piano editoriale equilibrato e studiato sulla base delle interazioni degli utenti e contenuti più gettonanti, non ha problemi a rimanere a galla, perché garantisce che il pubblico in ascolto sia realmente interessato a quel che legge. Grazie all’indagine comprendiamo che le attività che meritano maggiore attenzione per le pagine sono
- contenuti freschi e aggiornati
- contenuti pertinenti con quanto comunicato dal brand
- engagment rate
- frequenza di pubblicazione.
A questo poi si aggiunge la tipologia di contenuto, che sembrerebbe far la differenza. Le immagini, a scapito di quanto Facebook vuole realizzare, sono il contenuto che maggiormente interessa (22%) agli utenti seguiti dai video (15%), recensioni utenti e notizie dall’azienda.
Quel che invece ispira di meno sono whitepapaer, ebooks e case study.
Non di meno, le tipologie di contenuto meno preferite diventano anche un motivo per l’utente per rimuovere il brand dai contatti. Questo avverrebbe nel caso di pubblicazione di whitepaper, ebooks, case study e anche di video.
Infine conta anche COME gli utenti decidono di smetter di seguire un brand. Sui canali Facebook e Twitter, quando viene presa la decisione dell’unfollow nella maggior parte dei casi resta un’azione tacita e personale. Però esistono casi in cui si agisce nascondendo i post dal newsfeed nel caso di Facebook, oppure viene comunicato platealmente ai propri follower che si è deciso di non seguire più un brand menzionando alle volte il brand stesso con le motivazioni.
Una ricerca interessante che può aiutare a capire quali comportamenti evitare di attuare sui social, per non scombussolare l’equilibrio degli utenti. Il buon senso nella pubblicazione deve farne da padrone, per il resto quello dell’unfollow è un’azione difficilmente prevedibile e, converrete con me, dettata molto dal caso.
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